conigli e fantasia op.80

L’erba tagliata di fresco, riempie l’aria di profumo, mentre s’ammucchia in piccoli grumi masticati. E’ il verde tenero e nuovo che i succhi dei tagli slabbrati trascolorano in nero. Il buon giardiniere ha lame taglienti, fatica con la falciatrice a rulli e non lascia imputridire il taglio, ma qui le cooperative sociali fanno quello che possono, i carcerati in affido non sono amorevoli giardinieri e i portatori d’handicap badano più a non travolgere i fiori con i tagliaerba a filo, che al taglio rasato.

In città le aiuole sono ritagli dell’urbanistica a metro cubo, arredo urbano si dice ormai da troppo tempo. Chissà se anche il russo steso sotto il cedro è arredo urbano. Non molto distante da qui, nel giardino dell’ospedale tisiatrico, s’erano formate grandi comunità di conigli che saltavano tra pazienti, fiori e visitatori. Poi in parte erano esondati verso altre aree verdi, finché la fame ha arrestato le migrazioni. La fame degli umani, intendo. Dal lato della specola, si sono formate grandi colonie di anatre e altri uccelli d’acqua che escono rabbrividendo e si spingono, ondeggiando verso i pezzi di pane o l’erba tagliata. E’ bello questo crescere d’animali oltre il domestico. Sono indisciplinati, non ascoltano, non hanno memoria di crocchette e divani, però banchettano allegramente alle spese della pubblica bellezza. Quella stessa che traccia file ordinate di fiori omogenei per colore, genere, fioritura. Ci si accontenta delle forme dei fiori, dell’esigua caducità del fiorire, mentre si potrebbe avere una città wild, con animali a spasso nei parchi, pronti a crescere secondo le loro regole di compatibilità. Un poco è già così e mentre falchetti e uccelli rapaci si annidano nei campanili e nelle torri, guardo le anatre e un coniglio disperso che saltella tra i grumi d’erba. Ai tempi di Beethoven, gli animali erano nelle città, un nuovo Disney penserebbe alla fantasia op. 80, che ho ascoltato ieri sera, con loro al parco, seduti a sgranocchiare erba, cantare in coro o dirigere con un tulipano, incantati che la primavera si riempia di suono.

p.s. per i puristi: Baremboim è decisamente bravo, ed Hélène Grimaud decisamente bella