Alzando gli occhi da Le Scienze, hai parlato di milioni di anni, della ricomposizione delle galassie. Non c’era molta attenzione comprensiva, forse curiosità per i numeri, ma che dire del collasso della galassia?
Solo Piero, togliendosi la sabbia dai piedi, ha rimescolato i pensieri: 120 milioni di anni, ma non doveva collassare prima? e poi, ho comprato le sogliolette per stasera. In saor ?
Chissà perchè, in testa sono apparsi i sottotitoli de l’Infinito di Leopardi ed una vaga malinconia dimensionale:tutto troppo grande e lontano. Siamo in questa spiaggia con l’entropia dei sentimenti che la stagione non aiuta.
Vivere nell’oggi, ma non dell’oggi. Non ci pensavamo così nella maturità. Peggiori forse, vedendo i nostri padri, usurati dalla responsabilità, dall’amore devoto e costretto. Ma in realtà non ci vedevamo, come molti di voi, e neppure presumevamo, persi in un gioco ilare di scommesse sessuali.
Questa galassia, sotto l’ombrellone, è un incrocio di competenze: ognuno ha seguito estro e vita. Cosa difficile ora. E anche la spiaggia è anomala, coda di migrazioni in zaini e infradito. Allora abbiamo scoperto baie e osterie, sentieri da capre e capanne sfondate, abbiamo seminato fumo su panorami stupendi, generando stupore e ripulsa.
120 milioni di anni per rimettere assieme qualche migliaio di galassie senza più veder le stelle per questioni di velocità reciproca. All’universo ubriaco che ci priverà del cielo stellato, dovrebbero togliere la patente.
Solo Piero osserva, guardandosi attorno, che è più facile rimettere insieme le galassie che le coppie e che le seppioline vanno in saor. Anche la galassia centrale in saor. Tutto in saor. Da queste parti l’anima odora di cipolla fritta.
