Vorrei parlar d’amore adesso,
di quello quieto e anche dell’altro che urge, brucia e ustiona.
Vorrei dire che un passo,
nell’indefinibile infinito, s’è compiuto, acquisito e fatto,
ed ora è dolce l’amore pur nel tempo di paura.
Vorrei dirlo, e tra le mani rigiro il vaso del mio fragile sentire,
è porcellana esile e sottile d’un rosso color cuore,
se la agiti piano si senton le parole pronunciate,
quelle trattenute, quelle pensate e poi svanite,
che suonano nel tintinnio dolce degli amanti,
parole che sperano ancora come nulla mai altrove riuscirebbe,
ma si lamentano d’ogni assenza, del vento ostile,
nell’ aria dolce di primavera.
Nulla dice che avanti qualcosa sia mutato,
che quel passo sia compiuto,
e come in ogni tempo di bufera i corpi stringono i corpi,
nell’altro cercando l’unica certezza che li vorrebbe oltre il tempo, soli,
ma il pensiero che pur spera già non muta e tace.