Ripensando alle cause di non pochi insuccessi, alle strade sbagliate, agli errori compiuti, mi accorgo che non poteva essere altrimenti. Ero poco furbo anche quando vedevo l’errore di strategia, quando non stavo zitto o non facevo le giuste riverenze e cosa poteva uscirne se non un andare addosso a qualche muro? Eppure ne ho conosciuti altri come me, non proprio uguali ma con la testa piena di fanfaluche, ingenui quando era la furbizia a dettare le regole, coerenti con la loro idea nei trasformismo imperanti, non disponibili a farsi comprare. Conosco anche gli altri, quelli che sono passati davanti, quelli che avevano chiarezza negli obiettivi, che sapevano cosa conveniva e come convincere. Di non pochi di loro avevo un giudizio. Sbagliavo, erano i vincenti delle loro vite.
Sarebbe sbagliato dire che non rimpiango nulla, ma rifarei quasi tutto. Almeno le scelte decisive. Per ritrosia o timidezza non ho accumulato amicizie importanti però quelle che ho ancora sono importanti di umanità e se nessuna cambierà i destini di una parte politica o di un paese, sono quelle che sono rimaste a prescindere. Poteva andare diversamente ma non erano le mie regole, non era quello che avevo appreso da chi avevo stimato. Questa parola, stima, si dovrebbe usare con parsimonia, darla a chi è un esempio per noi o a quelli di cui ci fidiamo. Non saranno mai esattamente come li pensiamo ma il loro riferimento agisce su di noi, ci aiuta ad essere noi stessi. Le persone che ho stimato non mi hanno mai tradito, pensateci bene, non è poco perché sono rimaste anche quando importante non lo ero più se mai lo sono stato. È una considerazione che aiuta a vedere meglio i fallimenti e i successi e se ancora oggi gioisco o sto male per qualcosa che riguarda il noi, significa che non tutto è stato sbagliato, che non ci si mette mai in disparte per davvero dalle passioni e dal cuore.
La stima, per come la penso io, è un fiore raro che nasce sui terreni più aridi e non serve annaffiarla con qualche secchiata di adulazione per vederla fiorire. La stima è severa, non può essere donata a chiunque, perchè prevede coerenza fra ciò che una persona dice e ciò in cui crede, a costo di grandi sacrifici, sofferenza, forza d’animo.
Ed è un bene, sia nei successi che nei fallimenti, che non ci sia mai messi in disparte per davvero dalle passioni e dal cuore, perché senza quelli, non impareremmo mai ad accettare noi stessi e ad amare persino lo stupido che è in noi… “quello che sente troppo, rischia troppo, a volte vince e più spesso perde, manca di autocontrollo, odia e ama, ferisce ed è ferito, promette e non mantiene, ride e piange.Lui soltanto mi protegge da quel tiranno incredibilmente equilibrato e abilissimo che a sua volta alberga in me e che, se non fosse per la mia parte stupida, mi porterebbe via la vitalità, l’umiltà e la dignità.” (Theodore Rubin )
Quello che con affetto e abbraccio chiamiamo stupido , perché scherza con noi, ci fa sentire e amare, rende possibile l’impossibile, è ciò che riconosciamo come identità. Non il calcolatore, il logico ma è l’allegro dominio dell’irrazionale che ci rende unici.
Grazie Miss 🙂