Dovremo restituire le parole, quelle che abbiamo usato e quelle trattenute, dovremo riportarle umilmente, consci che sono ormai vecchie, un po’ sgangherate, alcune consumate, molte confuse, altre mai adoperate. Le abbiamo usate, sembravano nostre, splendenti, quando dicevamo di noi ad altri, a chi più e a chi nulla, le abbiamo usate con leggerezza e parsimonia, scialacquate e trattenute, erano per noi in attesa e a piacimento le abbiamo adoperate.
Che ne abbiamo fatto?
Ci sembrerà strano non ci verrà chiesto del loro uso, ma è indifferente per chi ce le ha date, solo a noi non lo è, e in fondo ci spiace che proprio non gli importi delle nostre abilità accumulate. A noi sono servite, anche quando non sono bastate, quando non venivano, quando di lacrime si sono rigate, hanno portato fuori ciò che voleva uscire, e molto si è celato dietro ad esse.
Se davvero importasse si potrebbe condividere tra noi una pena: abbiamo dato un nome a ciò che contava?
E’ importante un nome, nel cuore c’erano caselle in attesa d’essere riconosciute, era importante per loro un nome, più del fare che si scioglie nel silenzio, più di quello che gli altri dicono di noi, più di tutte quelle parole prestate, più di quelle altrove allegramente donate.
E’ importante un nome, ogni sentimento ha un nome, ogni persona che conta ha un nome, ciò che teniamo e ci tiene assieme ha un nome, di questo non dovremmo tenere pena, perché quel nome è stato dato, era nostro e l’abbiamo donato.
oppure, detto in altro ritmo:
Dovremo restituire le parole,
quelle che abbiamo usato
e quelle trattenute,
dovremo riportarle umilmente,
consci che sono ormai vecchie, un po’ sgangherate,
alcune consumate, molte confuse,
altre mai adoperate.
Le abbiamo usate, sembravano nostre,
splendenti, quando dicevamo di noi ad altri,
a chi più e a chi nulla,
le abbiamo usate con leggerezza e parsimonia,
scialacquate e trattenute,
erano per noi in attesa e a piacimento le abbiamo adoperate.
Che ne abbiamo fatto?
Ci sembrerà strano non ci verrà chiesto del loro uso,
ma è indifferente per chi ce le ha date,
solo a noi non lo è,
e in fondo ci spiace che proprio non gli importi
delle nostre abilità accumulate.
A noi sono servite, anche quando non sono bastate,
quando non venivano,
quando di lacrime si sono rigate,
hanno portato fuori ciò che voleva uscire,
e molto si è celato dietro ad esse.
Se davvero importasse si potrebbe condividere tra noi una pena:
abbiamo dato un nome a ciò che contava?
E’ importante un nome,
nel cuore c’erano caselle in attesa d’essere riconosciute,
era importante per loro un nome,
più del fare che si scioglie nel silenzio,
più di quello che gli altri dicono di noi,
più di tutte quelle parole prestate,
più di quelle altrove allegramente donate.
E’ importante un nome,
ogni sentimento ha un nome,
ogni persona che conta ha un nome,
ciò che teniamo e ci tiene assieme ha un nome,
di questo non dovremmo tenere pena,
perché quel nome è stato dato,
era nostro e l’abbiamo donato.

Oltre a quello che hai scritto, che è davvero molto bello, profondo e interessante e che mi ha fatto pensare molto,
per associazione di idee mi hai portato a riflettere su come sia importante attribuire, anzi ridare, alle parole il loro giusto significato e che esse sono da usare sempre con sensibilità e cuore.
Lo so che c’entra nulla, ma … tant’è, oh!
😉 😀
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Quando ti metti a scrivere, mi piacerebbe starti dietro e darti non a caso uno spintone, per farti fare uno sberleffo sulla pagina, ma probabilmente anche quello risulterebbe bello… … …!?
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🙂
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