l’elogio dell’utile

La mia generazione è cresciuta con l’educazione all’utile. Lo spreco era aborrito per penuria, quasi tutto veniva riusato fino a consunzione. Strano che un popolo abituato a vedere l’eccesso come un segno di maleducazione e sguaiataggine, si sia riconvertito allo scialo anche di se stesso e delle proprie convinzioni oltre che degli oggetti.

In tempi di nuova penuria, gettiamo via di tutto e di più e le nostre case sono sempre troppo piene. Non voglio però soffermarmi su questo, perché è un mio cruccio irrisolto, mi basta non buttar via me stesso, ma ciò che mi attrae è proprio l’idea dell’utile. L’utile vale ovunque, nell’intelligenza, nella politica, nelle relazioni, nell’amore. Qual’è l’amore utile, ad esempio? Direi di primo acchito, quello che ci muta, che indipendentemente dalla felicità che genera, ci porta verso un riconsiderare abitudini e vita. E il cambiamento è comunque una funzione vitale. Anche l’intelligenza utile ha un suo segno, che non sta tanto nella rivoluzione che produrrà, ma piuttosto in come cambierà il nostro modo di vedere le cose e quanto ci manterrà in sintonia nuova con esse. Analoghe considerazioni valgono per le relazioni, una nuova amicizia è utile, non per i favori che procura, ma perché ci fa stare bene. Così l’utile acquista, per me, un significato nell’età dello scialo, ovvero quello che mi muta e mi rende più confacente al mio vivere, è utile. Anche i desideri sono utili, da questo punto di vista, e così il futuro che vorrei per me e per gli altri, che condividono il luogo, il tempo, i problemi, la vita collettiva. E’ utile ciò che mi cambia senza rinunciare a me, quello che davvero è compatibile con il reale convissuto. In questo sento che nello sforzo di tanti che con onestà, convincimento e scelte di vita si danno da fare per migliorare le loro e la mia vita, ci sia un profondo senso etico dell’utile. Oltre il sogno, che pur resta mio, oltre alla discussione che pur appartiene allo scambio e al ragionare, oltre alla cecità che fa vedere solo una parte della realtà, oltre al dubbio che un buon compagno, credo che nello sforzo comune ci sia l’utile di mettere insieme e non dividere, di unire spinte e voglia di cambiamento in un progetto. C’è quanto basta non solo per confermare il farmi coinvolgere, ma anche la serenità che toglie il senso dell’ inutile.

Oltre alle campagne elettorali, il vociare, le bugie smaccate,  la voglia di sangue di chi si è sinora disinteressato o peggio dimentica per chi ha votato e ci ha condotto in queste condizioni, si può cambiare e il mio voto conterà davvero.

p.s. per chi non mi segue forse non è chiaro, ma voterò PD.

4 pensieri su “l’elogio dell’utile

  1. Come potrei non condividere in toto queste tue riflessioni di ininterrotto cammino di faticosa e sempre rinnovata terra di concquista?… Mirka

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  2. mi piace questo post, anche se credo che cambierei una cosa di fondo: sostituire “utile” con “indispensabile”. ma forse è solo una questione di semantica, nel senso che all’utile sono abituato a dare un’accezione di non-indispensabilità, a fronte invece delle grande e profonda importanza, quasi vitale, di buona parte delle cose che hai elencato. e forse, per lo stesso motivo, non riesco ad abbinare il concetto di “utile” al voto (ma a ‘sto giro mi sono ripromesso di non parlare di politica, per cui mi limito a questa considerazione)

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  3. Pensa Adp che avevo deciso anch’io di non parlar più di politica, anche per il poco scambiarsi che si può realizzare in questi luoghi. Però… Il vizio ad una certa eta’ diviene una virtù almeno per chi lo prova. Mi piace questo traslare dall’utile all’indispensabile ci penso 🙂

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