I miei sguardi, ciò che fotografo mi appartiene assieme a ciò che vedo.
Ciò che vedi nelle mie immagini sono io che vedo. Anche te. Non ti piaci? E ‘ perché sei tu che non ti vedi con i miei occhi.
Ricordati che il mio affetto non sarà mai il tuo, che io vedrò cose di te che tu non vedrai e che tutto questo sarà parte della mia verità su te.
E’ per questo che solo a volte coincidono gli sguardi, che il diritto a vedere non dovrebbe mai essere messo in discussione. Potremmo parlare a lungo tra noi di ciò che vediamo e scendere nella profondità di ciò che si sente. Sarebbe un grande argomento per capirci di più.
Non basta che sia bello, ma questo lo sai bene quando fatichi a gettare un’immagine che ha poca tecnica e tanto cuore.
In fondo con gli occhi cerco ciò che sento, quello che non dicono le parole, e se sono insoddisfatto è il mezzo che non vede come io vedo. Quasi mai mi basta, ma quello che ne esce, pur essendo altro, è ancora me.
Il diritto d’mmagine inizierebbe se mercificassi il sentire, se ne facessi oggetto di un vantaggio, ma non è così. Per questo non darò mai via quello che i miei occhi vedono, il mio cuore sente, la mia testa interpreta. Al più lo regalo.
Sento passione in questo tuo post,e mi piace.Non poterbbe essere diversamente
Si,si ha il diritto di vedere se il desiderio che muove è puro “sentimento” e non da guardone che specula,anche se c’è una parte “minuscola” quanto una molecola che “deve” restare inviolabile .Appartiene solo a se stessi e a quell’ignoto Dio che scruta negli angoli più lontani, giusto nell’essere anche misericordioso.Mirka
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Questa tua profonda riflessione mi ha fatto ricordare una cosa che mi successe 37 anni fa….facevo la prima media, in una Accademia, e mia madre andò a parlare con la professoressa di Italiano. Questa iniziò a parlare di me e a descrivermi in un modo così inusuale che mia madre pensò che avesse sbagliato alunna.
Forse sono andata fuori tema, come al solito, ma tutto ciò per dire che vedersi ed essere visti sono due cose completamente diverse. Alcune volte anche da parte di chi ci vuole bene.
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Mi ci fai andare a nozze Will, con questa tua bellissima riflessione sugli sguardi e le immagini 🙂
E’ assolutamente vero che non basta che un’immagine sia bella e perfetta tecnicamente.
Deve trasmettere emozioni, sensazioni, pensieri, calore.
Ma se non lo fa ed è fredda è …un’occasione persa.
Con le (mie) immagini racconto me e il mio mondo;
e se le immagini sono parte di me, mi è difficilissimo buttarle (mercificarle?? Mai!) senza avere l’impressione di perdere qualcosa di me o del mio vissuto … 😦
E mi ritrovo grandemente nelle seguenti parole di Daniel Pennac, del suo “Il paradiso degli orchi”:
Ho fatto delle foto.
Ho fotografato invece di parlare.
Ho fotografato per non dimenticare.
Per non smettere di guardare.
Grazie Will, ciao 🙂
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quello che si fissa su una foto è un appunto su un notes, quella fotografia continuerà a parlarci, perché sono i nostri occhi che l’hanno vista, conosciuta
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credo che chi ci vuol bene veda molte cose di noi che noi non vediamo. Sono le stesse che vedono quelli che non hanno l’acutezza del bene
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Una foto è come una poesia. Il fotografo è un poeta che racconta incanti attraverso le immagini. Le sue poesie sono istantanee dell’anima che “parla” attraverso i colori e le sfumature di luce e ombra.
Buona serata Willico
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Le tue foto hanno questa caratteristica, c’è molto incanto in esse come se la natura irrompendo, volesse immergere tutto il pensiero e farlo proprio.
Poi i fotografi che ci piacciono a lungo sono quelli che ci parlano del loro e del nostro cuore, come i poeti per l’appunto. 🙂
Buona serata a Te
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Tu fai foto che mi piacciono tantissimo Ondina, non vedo la ricerca dell’effetto ma della relazione di ciò che vedi con te. Il racconto, come lo chiami felicemente tu, è questo essere sempre sé, dentro e fuori. La macchina fotografica è solo un mezzo di questa relazione.
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