mi piace non mi piace

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Sembra si risolva tutto nel mi piace o non mi piace. Fellini, una palla, non mi piace, anche Dante, buono quando lo fa Benigni o Neri Marcorè, ma poi… e Visconti, mi ricordo solo il Gattopardo, quello che tutto cambia perché nulla cambi. Morte a Venezia? ancora con queste storie e basta… E gli scrittori che ci facevano studiare a scuola? per fortuna è finita. Musica classica? un mortorio, ma anche i Beatles hanno fatto da tempo il loro tempo: due ere fa.  Meglio… Mi piace.

E’ necessario avere preferenze, buttare per aria quello che ha polvere, ma cosa resta dopo quel mi piace o non mi piace? Non è forse un passare ad un successivo giudizio senza appello in una logica di consumo dove, alla fine, non resta nulla di solido, di durevole?

La mia impressione è che dalla società liquida si stia passando alla società gassosa, che il riconoscimento di valore comune si dilegui mentre subentra la logica del movimento, del consumo, del passare sempre al nuovo, all’odierno. Chi leggerà i classici, chi farà fatica su uno scrittore ostico, su un filosofo, chi si occuperà di musica passata oltre la curiosità? Andraas Schiff ha sintetizzato bene il concetto dicendo che non ci si preoccupa se le discoteche non hanno anziani, ma ci si preoccupa se non ci sono giovani all’opera o ai concerti. Doveva aggiungere che amare la musica classica o leggere Dante sembra più uno sfizio da spostati e che il non saper ascoltare o leggere modificherà la musica e la lettura rendendole sempre più un patrimonio individuale, privo di rigore o senso critico comune. Magari non è un male, però ho l’impressione di vivere in una pioggia permanente di lustrini, coriandoli, immagini che scompaiono, film di cui non si ricorda il nome, note soverchiate da altre note. Insomma un diluvio di mi piace e non mi piace che non fa una cultura comune, che non distingue ciò che è solido da ciò che è transitorio. Una sorta di percorso in cui è bandita la fatica, si soddisfa il desiderio, si passa al successivo.

Confesso che questa sensazione mi confonde, magari non è vera, magari non riesco a leggere bene ciò che sta accadendo, però una domanda si materializza: cosa sta rimanendo di questo secolo, di queste vite, cosa resta del precedente passato, cosa viene trasmesso, e soprattutto come questo influenza il futuro e il vivere ? Perché cultura comune è questo, è memoria condivisa, avere una direzione, un paradigma da demolire e da sostituire con un altro altrettanto solido, ma se manca la conoscenza comune, a chi resterà il compito di cambiare, di mandare innanzi il tutto, tenendo ciò che è bagaglio da portare?

13 pensieri su “mi piace non mi piace

  1. Non va bene per niente la mancanza della memoria storica, della conoscenza comune, del sapere condiviso. E non va bene non riuscire a trasmettere un bagaglio da portare innanzi.
    Probabilmente è colpa anche nostra. Anche di come quel che dovrebbe formare questo bagaglio è presentato e proposto anche nella scuola.

    Probabilmente di una società consumistica come quella in cui viviamo, nell’epoca dell’usa e getta rimarrà ben poco, purtroppo (o per fortuna?) perchè è poco quel che vale la pena di conservare.
    Perchè sembrerebbe valere solo quello che è immediatamente usufruibile senza grande sforzo di comprensione e applicazione.
    Siamo consumistici anche nel tempo Will: per forza – ma cosa dobbiamo dimostrare? e a chi? – lo si deve riempire di cose da fare, non ci si può fermare … 😦
    perchè se non corri, se non fai, non sei nessuno. 😦
    Ma che è?? 😦
    Mica …mi piace! 😦

    Però la tua riflessione m’ha fatto pensare anche a qualcosa di più immediato Will e anche forse più banale 🙂 perchè il MI PIACE e il NON MI PIACE non è da “demonizzare”. L’importante è che non sia fine a se stesso; occorre specificare/chiarire/sforzarsi di capire ed eventualmente dire il perchè una cosa piace o non piace.
    Tornando a me, ogni tanto mi capita di spedire un file musicale che mi piace (!!) 🙂 a qualcuno.
    Lo faccio non solo per sapere se incontra il gusto dell’altro (naturalmente lo spero) ma essenzialmente per condivisione e per amicizia.
    Ma contestualmente non mi vien da fare nessuna riflessione esistenziale o filosofica 😉 o se è il caso di spedire un file di musica classica o una canzone pop o rock o melodica, colta, raffinata o meno.
    In quel momento conta ciò che quella musica mi trasmette in fatto di emozioni e sensazioni e il piacere e la voglia grande di con-dividere.
    E scusa se è poco. 🙂

    Lo so che come al solito sono andata fuori dal seminato, ma è a tutto ciò che stavolta mi hai fatto pensare. 😀

    Serena giornata Will
    ciao

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  2. Non sono neanche sicura che ‘si soddisfi il desiderio’, si parla di consumismo e liquidità, ma secondo me non siamo capaci di consumare davvero, nel senso di dare compimento, portare a fine. Forse è proprio un discorso di ‘fatica’, di responsabilità, di mancanza di trattenimento. Piuttosto si butta, si rifiuta.
    Quanto alla musica classica e ai classici in genere, non penso che saranno mai troppo democratici. E su questo credo che un’alfabetizzazione di massa e generica su qualcosa di molto tecnico e strutturato che resterà privilegio di pochi. Ma in fondo non è sempre stato così?

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  3. Scusa, ho saltato un pezzo di frase. Voglio dire che l’esperienza dei classici non passa dall’alfabetizzazione di massa e che pareggiare i generi non è possibile, non lo è mai stato, ed è giusto così.

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  4. Piace ciò che lo “stato d’animo” spinge a cercare. Poi poi ci sono gli insostituibili e inimitabili classici d’autore. Ma…non c’eravamo già fatti gli auguri? E fu così che gatta ci lasciò lo zampino per la ciottolina di croccanti e di merluzzo.Ohibò! Mirka

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  5. Recentemente ero arrivato ad una riflessione e conclusione analoga, non tanto applicata all’aspetto “culturale”, passami il termine, quanto – in Italia soprattutto – alla relazione con politica e memoria storica. La richiesta mediatica nei confronti delle figure (più o meno ridicole) che occupano la scena politica si riconduce praticamente nella totalità dei casi ad un acritico “mi piace non mi piace”, escludendo qualunque ragionamento sui contenuti e sulla sostanza, e delegando all’approfondimento il solo interesse culturale personale. Ma forse, semplicemente, questo si adegua perfettamente ad un popolo senza memoria.

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  6. @ il mio sguardo: il mi piace di fb non ha il suo contrario ovvero il non mi piace e già questo la dice lunga. Le cose da condividere certamente possono essere piccole e significative, leggere, ma fanno parte di un discorso più profondo e quanto più è profondo tanto più sono significative. Quindi e importante scambiare, ma è altrettanto importante approfondire, cercare ciò che è già stato detto e pensato, per pensare il nuovo, per portare avanti una storia, la nostra.
    @ invece di stelle: hai ragione, non esiste un approfondimento che sia automatico con l’alfabetizzazione di massa, non vorrei pero che fosse un fatto quasi snobistico. È condivido molto quello che dici sul l’incapacità di consumare davvero, come se il passare rapidamente all’emozione successiva fosse il significato del vivere.
    @ ammennicolidipensiero : l’assenza di memoria credo sia un modo di assolversi dalla fatica di discernere, di scegliere, di schierarsi, di avere passioni durature. Vale in politica e nella cultura, ma temo anche nella vita personale.

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  7. ci sono 6 blogger che su questo articolo hanno messo una faccina e clikkato mi piace. it’ easy, it’s simply the best. viviamo in una società facebookkiana, dove tutto mi piace : addirittura ci hanno fatto passare tutti per amici, che è il massimo, no?. Una volta essere amici voleva dire aver mangiato il sale insieme, e aver fatto a botte almeno una volta, ora basta clikkare amici e niente sale niente botte, cosa sarà meglio? per noi, che arriviamo da un’altra epoca sicuramente sale e botte, ma per un bambino di due anni oggi, cosa sarà meglio domani? certo è che se facciamo un piccolo gioco, cosa avranno pensato i vecchi davanti alle idee dei carbonari? o i papisti alla presa di porta pia? c’è sempre un movimento che va in avanti e qualcuno che resta lievemente indietro, perchè quell’indietro è la sua storia. accetto chi corre in avanti, chi clikka su mi piace perchè it’s simply the best, io sono altro, e così sia. 🙂

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  8. sì, Cris tutto vero, ma non è così semplice, ovvero lo è, basta voltarsi dall’altra parte. E non per rimpiangere il buon tempo andato, quello è andato e basta, ma perché non capisco più chi comanda, quali sono i valori di riferimento, chi ci guadagna.

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  9. benvenuta Annam 🙂
    neppure io so se sarà positivo questo cambiamento della cultura, comunque è già in atto e non capisco molto, ma spero che comunque sia migliore di quello che distrugge. Forse non basta, vero ?

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