Il piacere finisce, è il suo limite. Ha bisogno di filo di ricordo per essere ricucito, è cornice e non quadro. Non resta nulla, neppure il ricordo se qualcosa non lo lega a noi. Quando mi viene detto che ogni lasciata è persa, non capisco cosa si sia perso. Semplicemente si addiziona, ma la somma è polvere con il tempo. E diviene ripetizione, abitudine, ha bisogno di variare, sperimentare, cercare, mentre si esaurisce nell’abilità. Anche quella, infine, ripetizione.
Ho bisogno di aggiungere senso, altrimenti mi perdo nei miei pensieri, ad ogni pulsione ho bisogno di aggiungere senso e so che è una contraddizione in termini, ma a che mi gioverebbe essere uomo senza saper gestire, e crescere, sulla contraddizione.
io penso invece che il piacere ha un senso profondo, perché risponde al soddisfacimento di un bisogno interiore
e il bisogno nasce dalla mancanza o dall’incompiutezza
il piacere muove i nostri passi, più o meno consciamente, perché è una via relativamente facile verso l’appagamento di sé
se il piacere coinvolge un’altra persona, con quella, anche solo se per poco, si vive intensamente una parte di sé e dell’altro
a ciascuno dunque la propria ricerca del piacere
solo se si è superficiali alla fine non resta nulla
credo che si impari sempre qualcosa, che uno scambio avvenga, che il flusso delle cose, l’ordine degli eventi, ne risulti scompigliato
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Il piacere finisce, è la sua forza. Così come la vita.
Il piacere è il gusto che ci spinge alla dedizione per arrivare poi alla comprensione.
Non sappiamo mai cosa ci perdiamo quando rinunciamo e come potrebbe essere altrimenti?
Buona notte Willy
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Parlo del piacere che non è solo risposta a una pulsione, che ha bisogno di appoggiarsi su qualcosa, una piattaforma ritenuta solida, sulla quale riposare, fidarsi. Il fatto che finisca, che non si ricordi e non si sommi, indica già molto. Il dolore non è così. Certamente del piacere abbiamo bisogno, è la molla che dialoga con il desiderio, che promette soddisfazione e traccia dei sentieri, ma è poi vero che questi sono i sentieri che percorreremo davvero dopo l’infanzia? Ho visto ricerche del piacere che sconfinavano nella disperazione, dove la ripetitività toglieva ogni senso. Ed invece, io penso che il piacere debba essere accompagnato da un senso per avere un posto costante, un suo ruolo che non si ripete. Anche la soddisfazione di un bisogno nell’uomo diviene un processo di scelta, una elaborazione d’intelligenza, una propria regola.
Buona notte e buoni sogni a tutti i viandanti 🙂
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Sono convinta anch’io che la mancanza di senso tolga colore e sapore a qualsiasi “piacere” improvvisato o ripetuto meccanicamente. Avendo qualche anno sulle spalle si ha sempre più bisogno di sensazioni profonde, che lascino tracce, e coccolino l’anima.
Buon giorno a te 🙂 🙂
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