tutto scorre

Questo asfalto su cui corro, un tapis roulant che penso mi porti da qualche parte, è un andare verso, mai un tornare. Penso. Ed invece nel meriggio scopro la primavera appena sotto le prealpi, il tener fermo della neve sulle cime, il brullo che scende, senz’acqua, a valle, la pianura irta d’uomini e di cose. M’avvito in looping su di me, pezzi inutili di bravura solitaria, mentre mi guardo, ascolto, penso e vedo. Non me, ma ciò che sta attorno e scorre. Indifferente scorre, pago di sé, non della mia attenzione. Così ci si perde, dico, così si è preda di questo tempo nostro che prende e ributta esausti sulla spiaggia. Io, che m’illudo sia possibile estrarre, con la forza dell’introspezione, verità che superino il bisogno d’amore, e la sua ragione di gran parte dei nostri atti.

Ascolta la mia e la tua inquietudine simmetrica, penso, potrei chiedertene educata ragione e nel racconto dei tuoi fantasmi, darti sulla voce od in silenzio, riconoscere i miei. Varrebbe qualcosa, dirti allora, che tutto scorre?  E che è come sento, dalla mia alla tua notte, in un arricciar di flutti e spruzzi ed ancora gocce che sembrano l’eterno e il reale. E dirti che questa è la condizione del diverso, che conosce lo scorrere suo e del mondo, ma che deve lottare con il male che si porta dentro, con il pensiero di guarire e quello dell’affogare, che pure sembra guarigione?

Così si risolve ogni giorno nell’equilibrio, nello stare a mezzo ed oscillare. Ha in mente, il diverso, l’uccello che sbatte contro i vetri per entrare, seguendo un pensiero ch’è luce calda di giallo nella sera, voci modulate, musica, a pezzi, bellissima.  Perché gli accade questo? E non s’annida, fors’ altro nello spingersi oltre i vetri ad entrare, seguendo il senso vago di dolcezza, l’indefinibile profumo di possibilità che solo la nostalgia d’essere stato diverso, con forza incoercibile, evoca?

Appunto. Penso.

Tutto scorre, avvolge, abbraccia e scioglie con potenza d’amore e d’infero. Alternativamente risolve e non si ferma.

p.s. ogni anno milioni d’uccelli si gettano contro finestre illuminate, contro grattacieli che credono permeabili, contro fili che pensano funi sicure per il riposo. Ogni anno miliardi di uccelli seguono flussi d’aria, galleggiano in equilibri eleganti sorretti dalla coscienza di sé, ogni anno così, per il nostro sempre che sembra eterno e ci riguarda.

5 pensieri su “tutto scorre

  1. Certe volte è un correre sul posto. Il tapis roulant è metafora perfetta di un moto che torna al punto di partenza e della prospettiva immutabile. Gli uccelli che sbattono. Che impressione tutto questo. Chi sa perchè di uno scritto così denso di poesia mi sono schiantata su queste immagini d’inquietudine…

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  2. Coscienza di sè e del perenne flusso nostro e della vita che,se qualche volta ristagna, poi si ricongiunge all’indicibile nostalgia d’un eterno che ci aspetta e in afferrabile è se non per misteriosa percezione,in dissolvenza si,ma senza mai uscire dal proprio solido nucleo d’identità.
    Ciao,Mirka

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