viandante

Mi stendo. I piedi sono su un tappetino persiano steso di traverso sul sommier.

Potrei addormentarmi, tanta è la stanchezza. Forse sarebbe meglio.

Silenzio. Sento la sua presenza seduta dietro la mia testa. Quasi lo vedo che si accarezza la barba corta e bianca. Potrebbe dormire anche lui. Chissà, forse a volte lo fa, oppure si rifugia in quello stato di coscienza che non è sonno, ma neppure è realtà, è solo presenza vigile e mente altrove.

La realtà. Questo dovrebbe essere il regno della realtà. Od almeno della sua approssimazione. Chi viene per aiutarsi, è perché vuole capire com’è e com’essere nella realtà degli altri. E poi scrivere una storia nuova. Qui c’è il nuovo da scrivere nel proprio presente e futuro. Mi torna in mente Rashomon, e il Mackbet, quando la foresta camminerà ci sarà la resa dei conti. Gli alberi camminano sulle loro radici? Questa è la vera fatica dello scrivere una storia nuova di sé, far camminare le radici. C’è un gran parlare di deimon, di sequela di sé, di fato e mi sembra, nella difficoltà, tutto più facile che far camminare le radici.

Silenzio. Chiudo gli occhi, non so mai dove mettere le mani, le tengo unite a scaldare il chakra manipura dell’addome. E’ un buon posto, significativo.

Silenzio.

Lo so che devo iniziare. Lui non parlerà. Parla sempre con parsimonia e dice le cose sensate e sorprendenti che sospendono il giudizio sulla fine di questo rapporto iniziato da poco. Mi fa tornare e gli do un’altra possibilità. Credo che lo sappiamo entrambi che può finire in ogni momento. Potrei alzarmi e salutarlo, iniziare a scrivere la nuova storia senza questo angolo di riflessione. Non ho vincoli particolari che non dipendano da me, lo sento ed è il bello della diretta conquistata: non faccio per accontentare qualcuno e mi sembra così strano aver iniziato un percorso freudiano, da non averne dipendenza. 

Parlo. Comincio a raccontare delle ultime notti con poco sonno, della stanchezza delle situazioni in cui vivo da troppo tempo. E poi gli servo la ciliegina, i sogni. Ultimamente sogno molto e ricordo i sogni. Parto da un sogno erotico, accenno, poi passo al punto, per me nodale. Non fornisco interpretazioni, lascio a lui la palla. Inizia il suo ragionare, è un po’ scontato, troppi i riferimenti impliciti al suo mestiere, comunque è interessante.

Ascolto, penso, è un confronto tra noi. La realtà dal sogno che si rinnova e scambia. In fondo la sua abilità è nel farmi collegare cose che conosco e che non sono nella sua testa, ma nella mia.

Siamo entrambi svegli. E non è poco.

7 pensieri su “viandante

  1. Cos’è un sogno erotico? Per un freudiano credo sia tutto erotico, la fame è erotica, la sete è erotica, le cadute lo sono, pure gli inseguimenti. Capisco che sia la ciliegina sulla torta, l’eros è al centro di ogni cos, ma a me questo pansessualismo è sempre sembrato un po’ il limite della psicoanalisi freudiana.
    Perchè gli dai un’altra possibilità? Non sta andando bene?

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  2. Il sogno era sessualmente erotico di suo, senza l’ausilio di Freud, chiaro ed evidente, diversa la prosecuzione che scartava come il cavallo agli scacchi ed apriva altri scenari. Altro film di debole (erotica?) colleganza, con la carica oscura del dejà vu, reinterpretato. Quindi il pansessuale era più nella testa dell’analista che nella mia.
    Venendo alle domande, per quanto qui si possa dire: ho affrontato questa esperienza con curiosità e messo da parte i bisogni, ogni volta mi chiedo se ne vale la pena e ogni volta mi rispondo, dando un’altra possibilità. Effettivamente un interesse c’è, ma quanto questo si colleghi con la prosecuzione della fatica, non so. Vedremo, diciamo che è bravo e che tra noi c’è una battaglia educata in cui ciascuno ha le sue armi. In un rapporto di questo genere ci può essere una battaglia educata? Non credo, non sono queste le regole, quindi non va bene, ma neppure male perché questa è una mia scelta consapevole. Posso interrompere per continuare in altro modo, è una libertà grande che mi fa pensare che questo percorso faccia parte di me e della mia storia da scrivere, ma l’essenziale è la storia.
    n.b. non sono chiaro, lo dico a chi mi legge, non ho intenzione di esserlo oltre quello che c’è scritto, quindi posso essere fastidioso. Me ne scuso, ma non potrebbe essere altrimenti. Non qui. 🙂

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  3. proust scrisse 5000 pagine su una pippa, sua madre e le madelenis..noi, più moderni, andiamo dagli sciamani, e gli sciamani si comprano le case a montecarlo–comunque andare in analisi, per un po’, è affascinante.

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  4. Fai bene a non scrivere oltre, si capisce. Penso alla battaglia educata e la vedo una situazione mica facile, e soprattutto penso al “povero” analista 🙂 .

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