chi non paga?

Per dare un giudizio sulla manovra del governo, è poco interessante sapere chi paga, è invece, molto più illuminante capire chi non paga.

Essenzialmente non paga chi ha creato il problema, gli stessi che rivendicano, coattivamente, il principio solidaristico, ovvero dicono che tutti siamo sulla stessa barca, anche se non sulla stessa classe di viaggio.

Faccio alcuni esempi: non paga chi vende in nero. Non pagano gli evasori totali e parziali. Non pagano quelli che hanno violato le quote latte per anni, sapendo che facevano un illecito. Non pagano i ricchi, gli straricchi, generalmente il 10% della popolazione che ha in mano il 50% della ricchezza del paese. Non paga la chiesa sugli immobili adibiti ad attività commerciali. Non pagano i privilegiati, i nominati, i reggicoda, i faccendieri della politica. Non pagano gli occupanti abusivi del paese, quelli che hanno residenza altrove e rendite in Italia. Non paga chi ha sprecato, tangentato, costituito fondi neri, corrotto e neppure paga chi ha ricevuto, alterato, occultato, eluso. Non paga chi si è arricchito nel paese di bengodi senza alcun merito. Non pagano i grandi patrimoni, le banche che hanno lucrato, i detentori di monopoli. 

Sono solo esempi, voi cercate i vostri, però soprattutto non paga chi ha incarnato la politica, principale responsabile della guida della nave.

Pagano gli elettori che avevano creduto, pagano anche quelli che non hanno mai creduto, pagano i giovani e i vecchi, pagano le donne che a 60 anni si troveranno con meno forze a gestire due lavori, pagano le categorie di lavoratori che dopo 40 anni di lavoro non ce la fanno più, insomma paga la terza classe, che pure aveva già pagato il biglietto e che adesso si sente dire che ci sono gli iceberg, che il mare è infido, che dio è morto, che il capitano non si sente bene e che è meglio mettere il pilota automatico.

Domani vi dirò che l’Italia siamo noi, oggi no, almeno 24 ore per imparare a nuotare.

6 pensieri su “chi non paga?

  1. ok. quindi? facciamo la rivoluzione? accettiamo ? abbiamo voluto, gridato, osannato monti. si poteva fare meglio? certo. si poteva fare di più? certo. c’è sempre uno più bravo, uno che avrebbe , uno che.
    io non mi aspettavo niente di diverso, niente contro la chiesa (è un governo dc, figurati se va a togliere legna alla chiesa, suvvia), contro gli straricchi che tanto hanno tutto imboscato, tutto sotto false finanziarie, tutto all’estero.
    per far pagare chi ci ha portato fin qui basterebbe una cosa molto democratica, non votarli più.
    ma non accadrà.
    come sempre.

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  2. Alternative?
    Lo so, la manovra presenta parecchi punti discutibili e andrebbe sicuramente aggiustata: andrebbero presi seriamente in considerazione i punti che tu giustamente hai sottolineato. Ma la domanda è: quanti avrebbero votato la fiducia in parlamento sul un primo intervento subito così scioccante?
    Io aspetto fiduciosa il seguito degli interventi pure annunciati. Vedremo.

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  3. sto anch’io a vedere cosa migliorerà, se verrà posta la fiducia, cosa probabile, non cambierà nulla. Mi vien voglia di scrivere ancora sul tema, non so se lo farò a breve, non per disattenzione, perché esprimo comunque pubblicamente quello che penso, ma devo capire di più. Quello che per me è evidente è che se una persona è del 1952, femmina, lavoratrice in un’azienda in difficoltà, pagherà molto più di chiunque altro. Anche quelli che si aggirano intorno a quegli anni pagheranno molto più di altri dopo 40 anni di lavoro, perché? Avere delle vie d’uscita, delle strade che permettano di trattare le crisi personali/collettive è una necessità per un governo che io possa in qualche modo approvare. Per molti la manovra è indifferente, penso a mio figlio e a quelli della sua età, non l’avvertono perché già vivono in uno stato di precarietà, non hanno pensione e neppure un futuro che li possa far crescere collettivamente, ma anche per altre classi di età, collocazione geografica, lavorativa, la manovra non tocca quasi nulla. Non stanno bene, non staranno bene, continueranno a non avere. Ma se lo scopo dei sacrifici è dare speranze ed equità, altro dovrà venire, se invece serve a contentare i mercati , la politica, noi ne usciamo tetri ed impoveriti. Gli indignati di casa nostra sono ammutoliti, anche quelli degli altri paesi arrancano, e non si è neppure iniziato ad affrontare il problema, perché in realtà quello che va al cuore delle questioni è il rapporto tra finanza, crescita, destini collettivi e individuali. Parliamo di benessere, di futuro, di giustizia, di felicità, di equità e su questo il liberismo capitalista dimostra i suoi limiti puntando tutto sulla fortuna individuale. Ma questo è un altro discorso.

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