A me non piaceva la chimica, era l’idea dell’alchimia che m’attraeva. Senza saperlo, ero antiscientifico, puntavo allo spirito delle cose. E le cose, si sa, non hanno spirito, ma mica lo sapevo, anche adesso ho qualche dubbio. Però poi ho scoperto che anche molte persone non hanno spirito, spesso neppure ironia. Peccato, a me l’ironia ha aiutato. E anche la chimica. Ne ho fatta molta e malamente, l’ho trattata come le altre cose che ho studiato (si fa per dire), poi non usate in nulla di quello che ho fatto. Però tutto è tornato a galla, adoperato per capire altro. Una spinta d’Archimede per una mente inutile immersa nel mare dell’utile, oppure il contrario (?), non importa basta che galleggi. (E non fate battute sulle zucche, usate la fantasia, grazie)
Dai miei pensieri stechiometrici ho appreso a pesare molecole e valutare energia, mi riusciva bene, ho pensato di trasferirlo nei rapporti tra persone, ma se quasi tutto si combinava, i risultati erano imprevedibili. Quindi la chimica mentiva? No, mentivamo tutti, ovvero avevamo verità non condivise.
Il sublime nitore d’una molecola,
questo dopo resta di un amore.
L’usare delle notti i colori insonni,
tornasole di sofferenza,
e poi da siderali distanze, guardare,
la termodinamica degli amori,
esempi di stelle assortite e universi d’antimateria.
Nane bianche, la cecità, la rabbia, la gioia,
scontri d’energia,che
scomposti, sono chimiche di bisogni,
così, a volte, l’attrazione genera molecole semplici
che s’aggregano nel desiderio di creare la terra
in cui rinascere.
La chimica ha un ritmo di tango, scarta e lascia aperta una porta, muta e non trasmuta. ecco la differenza con lo spiritualismo che accompagna chi dal fare muta sé stesso. Anche questa idea della scienza come flusso e danza era una pazzia. La mia insegnante di chimica analitica, apprezzava più quello che scrivevo che quello che facevo, ma mi insegnò a capire che si trova quello che si cerca e che il caso è amico del genio, ma che quest’ultimo è raro, proprio come il caso. Non mi piaceva il determinismo, mi piacevano i colori che nascevano negli incontri tra reagenti, vivi per un attimo, poi nuovamente statici. Go and stop, in attesa di nuovi disequilibri, regalavano nuvole di bianco denso, aranciati, blù notte, verdi mutanti, rossi finalmente non banali, il tutto in variazioni che ogni volta mi sorprendevano. Già usare lo spettrografo mi pareva una diminuzio, mi toglieva il piacere della ricerca sistematica, ma se lo pensavo come una mano che contava e guardava le biglie colorate messe nel palmo della mano era solo un avido, petulante compagno di gioco.
Capirete che con un simile approccio non poteva uscire un chimico dal frullatore. Me ne resi conto subito, però seguendo il principio che utile è ciò che si adopera, accolsi definitivamente il tutto nella tavola periodica del vivere, e qui vi racconto quello che da allora inseguo, con la riserva di copyright, naturalmente. L’idea della periodicità e l’idea del ripetersi nella differenza, assomigliano molto agli umani. Ancora più in dettaglio, la ripetitività nei sentimenti è una costante della vita dell’uomo, e se si racchiudono le fasi dell’attrazione, dell’instabilità, della successiva stabilità, della possibilità di trasmigrare in nuove configurazioni, nel cambiamento chimico fisico che accompagna la vita, la similitudine regge. E’ arbitrario, ma tutto questo assomiglia molto alle configurazioni degli elettroni esterni, tanto più reattive (aggressive) quanto più lontane dalla completezza. Molto d’altro ho idea possa racchiudersi nelle qualità degli elementi, alla ricerca di stabilità attraverso l’aggiunta di qualche elettrone che poi ne muta figura e qualità, questo giustifica il pensarci da parte mia. Sapere quando siamo alogeni, metalli, semi metalli, gas nobili, ecc. aiuterebbe a dare l’idea del mutare costante e dell’essere altro. Questo corrisponde all’idea di flusso e non ai cassetti in cui il sociale tende a mettere gli individui.
Vedo già la riprovazione negli strutturati, in quelli che sanno quello di cui parlano, ma rassicuratevi con queste idee non si poteva andare da nessuna parte che inquinasse il mondo di perfetta solidità del sapere vero. Ho fatto danni altrove.
Chimica con la quale ho sempre dovuto fare i conti perchè con le formule poco avevo a che fare ma che nei fatti sentivo che prima o poi dovevo passare anche da lei.Interessante la tua immagine sulla molecola che unifica luce elettricità e magnetismo.Forse anche l’inconscio collettivo è fatto di tutto questo.Resta comunque un mistero che mai riusciremo a svelare.Tutta la storia della scienza ha dimostrato che i progetti del Creatore vanno al di là dell’umana comprensione e se anche molto si spiegherà, natura e uomo resteranno inesplorati per la loro complessità nonchè per gli intricati meccanismi che governano l’universo ma…ascoltiamo il silenzio e l’intuizione che da esso ci giungerà non sarà mai nè inutile,nè senza ragione,nè priva di chimica anche se coi numeri poco si sa giocare.Bianca 2007.
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caro willy, qui è facile 😉
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bella scelta, perché le scelte facili non possono essere bellissime? e poi le parole dicono cose che condivido, per fortuna. grazie Kiver 🙂
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