tutta mia la città

Vibra la notte, con soffice  rumore, fresco di bujo. 

Nel tardo pomeriggio uno scroscio d’acqua, allegro come sanno i temporali d’estate.

Poi, immemore, il caldo si è levato dall’asfalto, dai muri arroventati, dalle pietre.

Indeciso ha aggredito, prendendo coraggio man mano gli uomini toglievano abiti.

Ha seduto ai tavolini dei bar, allungato le gambe, alzato bicchieri. I tragitti si sono allargati in cerchi che non volevano tornare nelle case.

D’inverno si salta da un luogo all’altro, i percorsi sono lineari, brevi, si cerca la luce un po’ gialla e il tepore delle cucine dell’infanzia.

L’estate rende amica la notte, morbida di tepore e fresco, attiva il desiderio della luce che scema.

Anche il giorno s’ adagia nella notte, aspetta voglioso di carezze.

intorno una somma di parole, di sorrisi, promesse, delusioni, attese, abitudini, speranze si sono scambiate, stasera, sull’ orlo della notte.

Quante mani si sono toccate, quanti pensieri si sono assentati, quanto tempo si è fermato, e quanto è scorso via veloce?

Da un’ angolo l’ombra ha cominciato a crescere, una ragazza con una maglietta e calzoncini arancio ha iniziato a correre.

L’ i- pod fluisce musica, sull’aria che ondeggia di calore, dal basso piove, dolce e progressiva la notte.

Tutta mia la città.

 

6 pensieri su “tutta mia la città

  1. noi italiani amiamo molto le nostre città di nascita e di vita. forse è che siamo sostanzialmente stanziali, che non potremmo fare come gli americani che impacchettano tutto e si spostano di stato in stato senza alcuna difficoltà. forse lo stanno facendo un po’ i nostri figli, migranti non per amore ma per forza maggiore.
    dico sempre che mi smuoverebbe da torino solo roma, o parigi o londra. città, comunque. amo la città, la frenesia della vita che scorre, la possibilità di fare e vedere, ho vissuto troppe domeniche lente in campagna e non fanno per me.
    buona serata, willy, nella tua città.:)

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  2. E’ una osservazione giusta Minnie, credo appartenga più alla mia generazione questa stanzialità, i giovani sono più mobili. Amo molto la mia città, anche se vivessi altrove, dovrei tornarci.

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  3. Non credo potrei vivere in città io. Magari vicina, per la comodità di una passeggiata tra muri che raccontano secoli, ma viverci mai. Troppo rumore (anche dove non c’è, lo sento sospeso), troppe luci artificiali e non solo quelle. E comunque mi piace spostarmi, vedere angolazioni differenti, annusare il mondo per quanto mi è possibile.

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  4. ho vissuto 20 anni in un paese della cintura, molto verde, servizi presenti, ma mi mancavano i luoghi dove sono nato. Credo dipenda dall’abitudine a camminare che mi ha insegnato mia nonna, poi forse si aggiunge una predisposizione a sentire le pietre, i percorsi del passato. Dove abito, pur essendo in centro storico, sembra di essere in un borgo, il silenzio notturno, le persone che ti salutano, l’abitudine a star fuori. Se avessi un giardino, avrei tutto.

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  5. La mia città è il mio cuore.
    Se vivessi davvero in una città uscirei pazza.
    Vivo in un piccolo centro e già mi sento soffocare.

    La canzone mi piace tanto
    Grazie Roberto
    Buona settimana
    Mistral

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  6. E chi costruisce nel tuo cuore Mistral?
    Scherzo. Amo le città medie, quelle che si possono percorrere a piedi, quelle che parlano e non ti invadono. Con fatica, la mia è così. Eppoi è al centro di una pianura da dove è possibile trovare alternative in meno di un’ora. Ma non difendo la città, difendo il mio sentimento con essa.
    Buona settimana Mistral.
    Un abbraccio.

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