il vero potere

Questo puttanaio di intrecci tra politica, economia, finanza, giudici deve finire. E’ questo il potere vero, pervasivo e indifferente a chi governa, che si insinua ovunque c’è qualcosa che conta. E contamina, sporca dappertutto, perché diventa modo di fare, imitazione, spesso maldestra, ma non meno pericolosa. Così percola verso il basso: anche nel piccolo comune si sa chi comanda davvero, e non è chi ne avrebbe titolo.

Non ho simpatia per Grillo, è distruzione e fantasia, mentre qui c’è bisogno di razionalità e voglia di costruire, ma il problema del potere vero e di chi lo esercita, esiste ben oltre lui. Basti pensare che se il fatto di dire di no rende delle persone normali, eccezionali, è ora di farsi domande su dove siamo finiti.

Avere nozione e consapevolezza di questo potere vero, che non è quello che si vota, sapere che è saldamente cementato da relazioni, favori, impegni, obblighi reciproci che di fatto impediscono il giusto, l’equo, il vero. Rendersi conto che questo nodo non si può sciogliere, si può solo tagliare, riportando il potere nelle mani di chi lo deve esercitare, per mandato, consenso, responsabilità.

Sarà questa la più grande fatica del governare futuro, se si vorrà andare alla radice del male. E neppure tutto il paese sosterrà lo sforzo perché una raccomandazione, un favore, al potere vero viene chiesta ovunque. Ma è un nodo ineludibile per andare oltre, per rendere possibile un mondo diverso. In questo mondo diverso, un dirigente sarà tenuto o rimosso sui risultati raggiunti e non sulle amicizie e sulla sua capacità di fedeltà a un gruppo di potere che ricatta. E’ un problema che esiste ovunque, ma qui di più, forse per questo non è più rinviabile.