e mica mi sono pentito. Anzi.
Dall’inizio leopardiano continuo, con la buona vigilia del dì di festa.
e mica mi sono pentito. Anzi.
Dall’inizio leopardiano continuo, con la buona vigilia del dì di festa.
“La Stampa” di ieri riporta una decisione delle commissioni del partito democratico sulla Resistenza e il suo valore fondante: semplicemente non si citano nei documenti.
Forse è scontato per il partito democratico, che oggi la Resistenza sia un valore condiviso, un a-prescindere degli italiani, ma forse si sbaglia.
Forse è scontato, per questi nuovi politici, non dare importanza che una parte bella dell’Italia si sia battuta per la democrazia e abbia pagato per conquistarla.
Forse il nuovo pensa che oggi sia un inutile orpello, ricordare, ovvero che non abbia significato per il presente e per il futuro.
Forse il nuovo include semplicemente che si compiacciano i centristi infastiditi, la chiesa che guardò immobile, la destra che si dice post fascista, gli italiani immemori.
Forse tutto questo non lascia indifferenti i tanti che, come me, considerano la Resistenza e la democrazia in Italia indissolubilmente legate.
Forse è utile scrivere in tanti al partito democratico che non siamo daccordo e che senza padri siamo figli di nessuno.
Forse, ora più che mai, la nostra storia è importante e bisogna difenderla per cambiare.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=4100&ID_sezione=&sezione=#
Non è una buona giornata.
Le parole sono sostanza, rappresentano il presente, promettono il futuro, a volte raccontano il passato.
Condivido quello che scrive Barbara Spinelli su La Stampa di oggi e vorrei che Lei, assieme ad altri, avesse la voglia di scendere in politica.
Come in tanti momenti della vita pubblica, una donna, adesso, potrebbe essere il cambiamento e la salvezza. Per la capacità che hanno le donne di riconoscere il vecchio e dare vita al nuovo, scegliendo, senza compromessi, la passione e salvando la memoria.
Forse è questa la discontinuità vera di cui abbiamo bisogno.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=40
buona domenica a tutti
Dal mio esame di coscienza risulta che le mie furie sono quelle dell’uomo pacifico. E’ la collera dei buoni, terribile in sè perchè non passa facilmente e nasce dall’evidenza dell’ingiusto. Non l’anomalia sottile, quasi pm10, ma quella evidente che si seppellisce facilmente nel tanto è sempre stato così, sono tutti uguali, cambia tutto per non cambiare nulla. Poichè questo è un pensiero cinico che non mi appartiene e che considero scorciatoia per non farsi coinvolgere, devo però dare un senso alla furia, altrimenti la spossatezza seguente mi trasformerà in praticante del mogugno. Da questo deriva l’impegno come una condizione dell’esserci, del non delegare ad altri la mia vita e felicità. Una militanza del vivere, trasformata in fare, secondo necessità e possibilità e senza verità in tasca. Per me, che praticavo l’agire politico, è urgente il partito dei laici. Che chissà se sarà mai rappresentato dal partito democratico. Ma adesso c’è, comunque, bisogno di una formazione politica che persegua la normalità della giustizia e dell’equità, che rispetti il diverso e il debole, che promuova le opportunità individuali e le trasformi in patrimonio comune. Partendo da problemi concreti, ad esempio, dalle spazzature e dal lavoro anomalo e continuando sui diritti e smantellando le caste. Tutto, per quanto normalmente possibile e come pratica quotidiana, senza eccezionalità. L’essere in tanti scontenti che si chiudono nella loro piccola risorsa-riserva non mi basta più.
Non mi interessa il caso del voto della senatrice Binetti. Se ci fosse dignità politica, la signora e il centro sinistra dichiarerebbero chiusa l’appartenenza e si parlerebbe di laicità senza giustificare nessuna compagnia impropria. Amenità che non lasciano il segno, piuttosto leggete la Stampa di oggi. Non l’Unità, la Stampa di Agnelli, leggete Gramellini e le dichiarazioni del Segretario della fiom, leggete di questa gente abbandonata a sè stessa, delle 16 ore di turno, degli estintori vuoti, della manutenzione assente. Leggete, non del problema di essere considerati il terzo mondo della Germania , ma della condizione in cui si vive nella precarietà del lavoro. Oggi, domani, lunedì, Torino è la capitale d’Italia. Dell’Italia in cui voglio vivere, non quella dei furbi, degli ammiccamenti tra partitini e potentati, ma quella del lavoro, della solidarietà, della dignità dei soldi guadagnati e non rubati. L’Italia è il mio paese, la mia cultura, la dignità di essere e partecipare, non posso pensare che qui non ci sia giustizia per i torti, che non valga l’eguaglianza e il diritto. Siamo in tanti a non volere nulla di tangibile: non aumenti di stipendio, ma certezze e dignità. Nel mio paese, non dico che vorrei, ma voglio che la magistratura sia in fabbrica per impedire le fatalità presunte, che persegua i reati. Cum granu salis, distinguendo, ma senza tentennamenti. Se quanto successo non ci dice che la misura è colma, che si deve cambiare, a cosa serve morire pubblicamente. Queste sono morti pubbliche e non per i funerali di stato, ma perchè riguardano tutti e ci chiedono dove e con chi stiamo ed esigono una risposta. E non posso accettare che tutto questo venga annegato nelle feste incipienti. Torino è l’Italia, ma Torino è, adesso, ogni città , è il lutto di tutti e l’obbligo di cambiare le regole del gioco. Dicono che la 626 è una legge, tra le più avanzate al mondo, in tema di sicurezza, ma non viene applicata, se non in parte. E soprattutto si applica dove serve meno. Mi chiedo: se non pongo queste domande alla mia parte politica, a chi le devo porre. Adesso mi aspetto una risposta. Non io e non solo quelli che votano centro sinistra, tutta l’Italia si aspetta una risposta. Ai funerali non basta che lo Stato sia presente, è importante che si impegni ad esserci prima dei funerali, quando ancora si pensa di vivere e non di morire. Lunedì mettiamo il lutto al braccio, con il silenzio assieme alle lacrime. E non smettiamolo finchè non cambia. Per questo, non mi interessa della senatrice Binetti, è il centrosinistra che deve proporre le priorità in tema di riforme. Presidente Prodi, onorevole Bertinotti se questo governo deve cadere almeno che cada per un motivo nobile, che cada perchè ha tentato di portare più sicurezza e più dignità per chi lavora.
Ieri sera mi sono guardato intorno ed ero circondato da coetanei, pochissimi giovani ad un dibattito sul pd. Erano però, i miei coetanei, donne, uomini attivi, politicamente sensibili. Con qualche acciacco e intelligenze integre. Consci di giovinezza tardiva, come la vendemmia riservata ai passiti per dolci accurati. Non banali. Ma allora perchè non alleviamo i nostri figli successori, perchè non troviamo modalità di passaggio di un testimone che durerà a lungo?
Li stiamo affamando, questi ragazzi, di prospettive, di speranza, di impegno, magari non per colpa nostra, ma non riusciamo a farci da parte e non permettiamo che volino davvero. Mai come in questo momento, per cultura, energia, economia, in occidente una generazione ha avuto a disposizione mezzi teorici per far fare balzi alla società. L’economia si sta globalizzando, la società si sta chiudendo. Padri vs. figli, i privilegi non si mettono nel patrimonio comune. I giovani sono poveri, di mezzi, di opportunità, di protezione sociale, ma sono loro che governeranno la politica di questo paese, dell’occidente, saranno i protagonisti dell’economia, della solidarietà, del welfare, dell’allegria e della felicità collettive. Affronteranno le tristezze e le prove di un mondo con regole cambiate. Non basta dire che non è colpa nostra se hanno meno possibilità, non possiamo tirarci in disparte. Ieri sera uno dei pochi giovani presenti ha chiesto, enfaticamente, speranza e fiducia. Non possiamo (non posso) esimerci/mi. Uscire con stile è proprio dei grandi e c’è un apprendimento in questo. La battaglia ora è per la conquista della coesistenza generazionale. Faccio un patto: io cerco di vivere allegramente e lascio il posto ai giovani, alle donne incinte, ai volenterosi in autobus. Sto in piedi e condivido, ascolto e mi rendo disponibile. Ma per favore Ministro Padoa Schioppa non dica più così, non le vengano più in testa questi pensieri perchè dobbiamo molto del suo e nostro futuro a queste persone, a questi ragazzi. E se ci mettiamo al loro fianco saremo tutti più ricchi. Ci credo.
Esistono lavori usuranti e sono quelli per cui si va in pensione prima. Esistono lavori gratificanti, per questi si va in pensione più tardi o anche mai. Questi sono lavori dove, vista la gratificazione, chi lavora può essere pagato meno, a volte anche niente, ma si chiama stage, non lavoro. Tutti i giovani precari, quelli a partita iva , i cocopro per finta, sono felici di essere gratificati.
Esistono poi, i lavori disonoranti e sono quelli che oltre ad essere lautamente retribuiti, si prendono la libertà di prendere in giro chi lavora davvero.
Solo stormir di foglie, nihil novi e considerata la stagione…
Rosa dei venti, De Lorenzo, Sogno, Valerio Borghese, Gelli: chi si ricorda più di cosa è successo dagli anni ’60 e perchè. Ma, Amiche care, secondo voi l’ Italia con un colpo di stato a destra, avrebbe avuto lo stesso sviluppo dei diritti individuali e collettivi. In particolare le leggi sul divorzio, aborto, maternità, sanità, statuto dei lavoratori, chiusura dei manicomi, ecc. sarebbero state approvate? Noi stasera abbiano concluso negativamente. Hanno influito sulle opinioni: feta con menta capperi e olive, pasta fredda con ceci, funghi e sottoli, coniglio al rosmarino, polenta doc, zucchine in concia e al pomodoro, dolci al cucchiaio. Aglianico, prosecco, merlot e amarone per limitare l’acqua e rinvigorire gli animi. La rivoluzione è una festa allegra!