Parole foglie, ora mutano gradevolmente. Chi ci legge stagioni pregresse, chi individua una persistenza nonostante, chi trova ragioni di caducità seguite da rinascite. Sotto altre forme riemergono articolazioni arcaiche, parlava il caldeo nella stagione vicina alle piogge incollando suoni su pulsioni eguali. I sentimenti sono gli stessi da qualche decina di migliaia d’anni, solo le regole mutano e ci vestono. La parola è nuda come le foglie, ma a noi, che vibriamo di paura per un terremoto, mentre la terra trema di continuo, cosa interessa che sia meno che attuale. L’amore che aspetta all’angolo stasera, è il futuro, il per sempre alla portata, che si sporca se, appena appena, la verità d’un pensiero viene lasciata correre verso il desiderio. Parole foglie con bisogno di vento in allegria di mulinelli. Le luci gialle, che ci fanno compagnia, guardano, ma guardano per non vedere, per non sentire il freddo che ancora si fa quatto. Il freddo che è assenza d’amore, che è solitudine rappresa, che è abitudine insensata. Al dio dell’autunno possiamo chiedere che la primavera ci redima, che i sogni dell’estate conservino calore, gli possiamo chiedere verità pazienti. Al dio dell’autunno possiamo raccontare ciò che non è sperando in un abbraccio. Comprensivo e caldo.
Solo l’amore è per sempre, non le stagioni.