Quell’appartamento è sempre stato chiuso. Le finestre oscurate da una biacca pesante, mai aperte, neppure d’estate. E quell’albero, cresciuto in disordine, aveva preso possesso dell’intero fazzoletto di terra davanti alla veranda. Tre settimane fa, due giardinieri l’hanno segato, tolto il ceppo ed è riapparsa la casa. Gli uccelli che nidificavano, mangiando le bacche rosse, se ne sono andati. La legna è stata accatastata sotto il poggiolo, in attesa di improbabili stufe e camini e tra non molto diventerà un ulteriore problema. Ma qualcosa sta mutando nell’appartamento chiuso: stamattina un vicino sconosciuto sta vangando il fazzoletto di terra. La vanga è nuova, forse acquistata ieri in prato, al mercato del sabato. Si vede l’imperizia: la schiena troppo curva, il lavoro eccessivo delle braccia. La terra deve essere particolarmente compatta e ricca di sassi. Tra poco si pentirà del lavoro sottovalutato e guardando le vesciche sulle mani, penserà che la terra è dura con gli uomini che vogliono possederla. Nel pomeriggio comincerà a dolere la schiena, ma non si darà per vinto e qualcosa verrà piantato. Magari un nuovo albero, questa volta da frutto, fonte di nuovi problemi e di soddisfazioni, oppure dei fiori. L’appartamento ricomincia a vivere e prima o poi le finestre si apriranno.
Non è questa la speranza, nella minima primavera?