Nella notte la lamiera ha sbattuto a lungo con il vento, finché il sonno l’ha zittita. Sono anni che vado nello stesso albergo, ma la lamiera si sente solo quando dormo nel lato a nord. C’è sempre vento da queste parti, spesso folate di maestrale che portano odore di mare misto ad erba; in questa stagione anche umore d’alberi potati.
La lamiera ha un suono strascicato; devono averla fissata da qualche parte perché in passato era peggio, ma non è bastato a fermarla. Lo immagino questo vento che la solleva, come fosse una gonna, la fa scorrere e poi la posa, mentre la gravità la riporta da capo.
I primi tempi protestavo con il portiere; assentiva e diceva: provvederemo, non si preoccupi. Ma che interesse può avere una lamiera? Si scorda poco dopo il reclamo, bisogna trovarla, i clienti partono. Adesso non protesto più, la lamiera ormai è diventata parte del vento e di quest’angolo di Sardegna. Ma forse la sento solo io, e per chi abita è diventato un rumore di fondo, una banderuola sul tetto che in fondo non serve a nessuno, eppure fa parte della casa.
Quando verrà davvero fissata, nel silenzio qualcuno si sveglierà chiedendosi cosa ci sia di nuovo, e tenderà l’orecchio prima di rimettersi a dormire.