dizionario interiore: i comunisti

I comunisti erano carichi di speranza, volevano cambiare il mondo e cominciavano da ciò che stava loro attorno: sè stessi, i rapporti nel lavoro, il cortile di casa, il quartiere, il comune dove abitavano. Pensavano in grande, nel contesto internazionale, come si diveva allora, ma facevano nel territorio. Pensavano per certezze perchè la fede e la speranza non si nutrono di dubbi e relatività. E per capire dovevano leggere, studiare con armi della critica spuntate dai destini più alti dell’idea che metteva da parte i dubbi e le evidenze. L’Unità, diffusa la domenica mattina, ha compitato il pensiero di milioni d’italiani, li ha costretti ad uscire dal semi analfabetismo imperante, vera arma del fascismo e della destra e li ha tolti dal mutismo. Al bar, in piazza si poteva alzare la voce e dire noi, ed avere ragioni insperate, una dignità prima negata. Così le imprese del socialismo erano le imprese di tutti, la dimostrazione pratica che quella era la strada giusta. Solo un problema fu evitato da chi sapeva, ed era la necessità di accettare un confronto che facesse crescere anche l’avversario, che portasse l’intero paese su basi comuni da cui non retrocedere.

 

Non è accaduto e una parte degli allora comunisti, hanno ristretto il  noi al territorio, alla lingua, al povero benessere senza contenuti, nè felicità.