gestire la propria fortuna

Da tutte le vite che tocco, direttamente o in altro modo, traggo esempi per la vita mia, che esemplare non è. Mi confronto con rispetto, cerco di ascoltare con i sensi che ho a disposizione. D’ imparare, conoscendo la mia ignoranza, almeno i miei errori. Non me ne preoccupo più di tanto, dell’ignoranza, è sempre stato così: non voglio far fatica, è il sentire che m’ insegna. M’attrae il pensiero e la persona, cosa comunica, la sua identità utile a sé e agli altri. Penso che dovremmo essere fruibili, senza darci inutilmente, conservando per noi quello che non può essere ceduto.

Avverto la spinta d’un fronte di storie personali e collettive, che porta innanzi. Ed è da sempre. Mi lascio prendere dall’onda che culla, spinge, risucchia e rispetta il mio saper, un poco, nuotare. Forse questo giustifica la mia fiducia nel futuro e rende più grave l’offesa alla disponibilità, perché è facile trovare la mia porta, forse è difficile entrare, ma poi il rispetto è richiesto. 

Ho posti buoni in cui pensare, vedere, incontrare. La mia terrazzetta, i portici ed il Prato, i bar ( da Anna, il Bologna, i tre scalini ), il fiume, il cielo che vedo dal mio letto, i tetti. Ho affetti essenziali al vivere, pochi amici, a me importanti, interessi che mi prendono. Anche la malinconia a volte m’ aiuta; nel superarla fa vedere che il bello esiste.

Credo d’essere fortunato e che gestire la fortuna significhi avere sempre una vita da costruire.