civiltà

Procede nel silenzio lo scambio tra civiltà e benessere. Una parte del paese agiata, ha già deciso che la razza, l’appartenenza etnica, fanno differenza, che la cittadinanza non comprende e non ingloba la diversità. Altra parte del paese che spera nel benessere, che oggi non ha, si sente minacciata, a volte più, dell’altra, per cui c’è una corsa a ronde, invettive e pratica dell’intolleranza. Infine un silenzio colpevole dei riformisti, forse con la coscienza del fallimento di una stagione sprecata nella diatriba interna, nei bizantinismi che lasciavano montare una repulsione acritica nel proprio elettorato. Oggi la destra e´entrata nella sinistra, nelle idee senza differenza, nell’incapacitä’ di distinguere la pieta’, dalla solidarieta’, dalla paura. Tutto mescolato, tutto immemore, con il basso ventre a far da guida. E’ la paura la parola guida di questo tempo, di perdere cio’ che si ha, quello che si pensa di avere, quello che ci impedira’ di vivere quando lo avremo. A che serve chiudersi in case recintate, in citta’ ad ore. C’era una maieutica nel pensiero di sinistra, una convinzione: che la generazione vivente dovesse essere piu’ civile della precedente. E la civilta’ sociale si apprendeva. Cos’e´ accaduto, e’ questo l’effetto del governare: perdere il discernimento?

Buon giorno dal Baden, c’e´il sole e l’aria e´fresca. Naturalmente la tastiera e´tedesca e si vede oiu´del solito.

frattura

L’idea di quel corpo rotto, in fondo ad un pozzo, non mi lascia: una ragazzina di 14 anni, uccisa, bruciata da adolescenti quasi coetanei. Una gravidanza che ha ucciso, invece di far nascere.

Cosa sta accadendo intorno e dentro alle nostre case? Perchè si semina questo squallore, questo vuoto di valori?

A 14 anni il sesso, non può essere un corpo che passa dall’uno all’altro, un niente che si adopera per sè. Un niente che si può uccidere, buttare, far sparire perchè così si evita una responsabilità, un problema.

Adolescenti stupidi, diffusi, colpevoli. Ma c’è una chiamata in correo che riguarda molti. Sotto i nostri occhi abbiamo il disastro che si è compiuto e si compie.
I bamboccioni siamo noi, che non vogliamo vedere, che non abbiamo regole e non trasmettiamo valori.

Nessun sconto di pena, non ora, per nessuno. 
 

 

Basta.

 

ascoltate

http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=14&IDalbum=8788&tipo=AUDIO

Ascoltatela, perdio, ascoltatela questa telefonata al 118, perchè questa è Italia, questo è il lavoro, questa è vita vera.

Ascoltatela e piangete, emozionatevi, bestemmiate, urlate, fate quello che volete, ma rifiutatevi di pensare che è la normalità. Che è normale vivere e morire per lavorare, che questo è un prezzo lecito da pagare al mercato.

Ascoltatela e fatela ascoltare, ai vostri cari, ai vostri amici, a chi può ascoltare. 

Diffondetela, fino a far emergere l’insofferenza, fino a far riconoscere chi è da una parte e chi dall’altra.

Facciamo in modo che ci sia una data per il diritto al lavoro senza morte, una data da cui comincia una inversione del cinismo imperante e che questa sia il 6 dicembre 2007.

spreco

Una visita tra amici, al museo nazionale, tra i cosa fai, la consapevolezza dello spreco immane che si consuma nel nostro paese. Situazioni ripetute in miriadi di altre situazioni pubbliche: questi sono archeologi con laurea, dottorato, specializzazione, ricerche. Sono arrivati a 40 anni, di cui 8/9 passati a dare gratis il lavoro e finora sono stati precari. Le loro prospettive sono nell’assunzione a tempo parziale.

Come ricercatori, archeologi, conservatori?

Eh no, miei cari, correranno per il livello della carriera dei custodi e forse ne assumeranno la metà. Come a dire che questi bamboccioni continueranno a fare ricerca, mostre e conservazione, ma che saranno malpagati facendo finta che facciano un mestiere diverso.

Se la stessa cosa fosse fatta da un imprenditore privato cosa succederebbe?

Sono questi i giovani di cui parla Padoa Schioppa , ma il ministro sa che lo stato paga 800/900 euro al mese?

E non c’è evasione contributiva e retributiva del datore di lavoro pubblico quando non si paga il giusto a chi lavora?

Tenete conto che parliamo di strutture in turno, che chiudono 2 (due) giorni all’anno, che sono il biglietto da visita dell’Italia verso gli stranieri e che danno immagine e sostanza del nostro passato e identità. Ma lo stesso ragionamento sullo sfruttamento pubblico, si potrebbe ripetere per i precari degli ospedali che tengono aperti i pronto soccorsi, per i ricercatori universitari, per i precari a vita nella scuola e nel sociale e per tutti gli altri innominati dispersi. Uno spreco immane di intelligenze, entusiasmi, capacità, qualificazioni che lentamente si spengono nella disillusione e si arrangiano per vivere. Poi l’età farà aggio e ciò che si è perduto non si troverà più, anzi la sfiducia avrà creato argini immani da superare.

Allora non è troppo chiedere allo stato di rispettare la legge eliminando il precariato improprio, di essere esigente e selettivo nell’assumere, di licenziare, se è il caso, ma di erogare servizi adeguati, di conservare e accrescere l’entusiasmo di lavoratori competitivi e certi del loro futuro.

Il futuro positivo, caro presidente Napolitano, è anche questo e la fine dello spreco dei giovani e dell’intelligenza, è un obbiettivo di cambiamento dell’ Italia.

il natale del pavido

C’è una vischiosità che non sopporto: il dubbio pretestuoso di chi non si vuole compromettere e che si tramuta in pavidità. Per il pavido nulla è importante: viene svalutato l’oggetto del desiderio per non desiderarlo. Con l’andare del tempo, la pavidità diviene cinismo, il mondo perde colore, si invoca la norma per governare le vite. Mai più un pensiero singolo espresso: la protezione è nel pensiero medio, nella massa e nel conformismo. Il pavido teme sè stesso, i  propri slanci, rifugge l’opinione forte, preferisce il dileggio. Ci sono uomini e categorie che si rifugiano nella pavidità occulta e assistita, perchè il pavido è funzionale all’ordine costituito ed è premiato rispetto alla differenza e alla devianza. Il pavido occulto vive dell’ impunità che gli assicura il coraggio dei vigliacchi: è arrogante con chi non si difende, non attaccherà mai chi gli può togliere privilegi. In questi boni homines  non governa il timor dei , bensì la coscienza del fallimento della propria originalità. Molti di voi corrono, lavorano, si occupano di compagni, figli, hanno amori felici o interrotti, subiscono angherie, si adattano per quieto vivere o per stanchezza, ma si pongono problemi, hanno desideri, li cullano e cercano di soddisfarli. Cercate una via originale al vivere con la speranza che cambierà, in meglio. Magari non tutti i giorni, ma non respingete il diverso, sperate e vivete. I cinici, i pavidi non sperano, non possono far a meno del natale perchè rinnova l’illusione di cambiare. Per chi ha coraggio di vivere, natale è tutto l’anno ed è quella piccola conquista, quel sorriso soddisfatto su cui si appoggia un altro passo. Quasi quasi, fondo la lega per l’abolizione del natale e con questo concludo gli auguri.