





Una parola è una nube di cariche che s’addensa. Ci si arriva dopo un’emozione, per necessità di comprendere ciò che si è provato e si prova. Neppure vale la pena di spiegare, di scrivere se alla comprensione subentra l’inutilità del gesto. Non vale intestardirsi, si respinge la sensazione nel ricordo: il crivello dove molto, a ragione, si perde o sbiadisce. Resta la sensazione per un po’ di tempo, la parola ben lo esprime questo sentire: c’è stato qualcosa che aveva toccato qualche affinità profonda, per un tempo che è sembrato definitivo, si è mantenuta una curiosità e una comunicazione, poi una delle parti ha interrotto l’interesse. Non c’era più nulla da scoprire. Un giudizio lapidario. Questa comunicazione viene trasmessa e chi la riceve ne resta ferito perché per lui la stessa operazione di caduta dell’interesse è impervia. Le emozioni passano vari gradi, originano strategie. C’è chi è offeso e si chiude in un livore crescente, chi insiste, chiede verifiche, attenzione, si illude, ma percepisce che al più ci sarà distratta cortesia. Altri mutano l’interesse in giudizio ed emergono probanti debolezze. Se poi la vita ha messo insieme, il disinteresse brucia di più, subentra la percezione di essersi sbagliati e la rivincita è cercare altrove l’interesse perduto, ma resta la sensazione di essersi adeguati ad un giudizio e di averlo subito.
Resta la parola nella sua completezza triste: c’era un interesse e questo è caduto. Così si trasformano i sentimenti, si piegano le vite e si odora il fallimento. Andare avanti con cautela, non esporsi. Questo porta alla povertà delle occasioni, si scarta molto di buono per paura, mentre l’interesse esige coraggio. Si pensa che ci sia un apprendere dall’esperienza ma il ricordo non aiuta e la coazione a ripetere è parte della vita che si rinnova. Ogni volta è diverso se si ha coraggio. Resta un dubbio, ovvero se alcuni siano destinati a scivolare nell’ombra, ad essere usati, mentre altri rifulgono di una luce costruita sulle macerie del cinismo applicato i rapporti umani. Sembra a loro sia naturale, non s’accorgono di non avere un’educazione ai rapporti, che non è fare come meglio conviene.
Perché ci sia un furto serve qualcosa da rubare e un ladro, quello che viene rubato era cosa preziosa, nel caso del disinteresse o del tradimento, ciò che è prezioso è ancora nella disponibilità di chi lo possiede e nessuno potrà mai sottrarlo fino in fondo. Ciò che viene demolita è la fiducia instaurata tra due persone, non la capacità di avere fiducia. Capirlo è difficile, ma è così: chi è oggetto di disinteresse riceve un giudizio di cui potrà tener conto o meno, ma ciò che era interessante in lui, permane. Dovrebbe bastare per andare oltre. Quasi mai è così e allora indagare sul bisogno d’interesse potrebbe rivelare molto. Forse questa è una parte utile di questa parola, scuotere la polvere dai calzari e andare oltre.
(scuotere la polvere dai calzari ha un significato ben più radicale, ma è sufficiente l’immagine per procedere cercando altrove)
Premesso che le immagini sono superbe se non si leva il sassolino dalla scarpa il piede non potrà avere un passo normale
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Vero e c’è chi preferisce camminare zoppo e il sasso non lo toglie
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