voglio sperare

La difficoltà del cambiamento verso il meglio delle nostre piccole società non dipende solo dalla volontà di poche persone, ma ha la necessità di trovare un denominatore comune che ne giustifichi la fatica singola e comune. Esistono certamente diversi modi di vedere la realtà, il giusto è un concetto con una qualche relatività che ne mitiga il peso quando viene violato : Anche se un’etica universale, dopo tante dichiarazioni di diritti della persona e in un’epoca post ideologica, dovrebbe essere più praticabile, ma in realtà ciascuno ne ha una sua interpretazione che addormenta le coscienze e l’evidenza. Però ciò che troviamo di assoluto in una fotografia, in un testo magari diffuso attraverso questi mezzi immateriali, ha una forza che supera la barriera dell’indifferenza. Il dolore delle donne e dei bambini, il sangue degli innocenti, la narrazione delle infinite angherie che uomini infliggono ad altri uomini riesce a colpire le menti nel fatto incontrovertibile che il mondo in cui viviamo abbia una ingiustizia diffusa e profonda. Così quando guardiamo il lavoro, senza speranza di riscatto, di persone immerse nel fango, quando vediamo le città che affastellano catapecchie in cui si ammassano persone e miseria, quando si sente il racconto del cammino di fuga dalla fame, dalle persecuzioni di uomini che portano con sé bimbi e donne che sarebbero solo cose se rimanessero dove sono nati, qualcosa in molti di noi si muove. Magari per poco, ma si capisce che questo mondo, che viene distrutto per mero profitto, ha in sé qualcosa di profondamente sbagliato. Il povero, il perseguitato, l’annegato, la violentata, l’ucciso dovrebbero maledire, raccontare del loro dolore al cielo, alla natura, a chi capisce, e rendere tutti responsabili perché indifferenti. E forse lo fanno, forse questa maledizione ci rende ciechi e inani, impedisce di cambiare e porta alla distruzione. Non voglio pensarlo, voglio pensare che la somma delle ingiustizie ne generi la coscienza, che il dolore non sia sprecato, disperso, occultato, che ogni amore, ogni benessere, ogni tranquillità debba considerarlo. Voglio pensare questo perché altrimenti non ci sarebbe nessun cambiamento e per le nostre città, nazioni, continenti non ci sarebbe speranza, perché l’indifferenza è il peggiore dei contagi e non ha cura.

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