Via di Torpignattara è perennemente intasata. Nessun orario è attendibile per un appuntamento. Si perdono treni e persone. Dipende da lavori stradali che se fatti di notte durerebbero metà del tempo di esecuzione e toglierebbero traffico e gli operai dal caldo e dall’inquinamento asfissiante. Perché non si fa? Non ho risposte se non il comodo di qualche persona che occupa posti inamovibili e ha la capacità di decidere secondo la propria convenienza. Nessun vigile attorno e lo sporco lungo i marciapiedi si regola da solo, più di tanto non ce ne sta. Netturbini e disinfezione, non pervenuti.
I marciapiedi sono affollati di varia umanità, aspettano di entrare nei negozietti bangla di verdure o nei supermercati. Anche gli spazi all’aperto dei bar sono pieni di persone, Vengo da anni qui e mi sembrano i soliti che vedo sempre, anche prima della pandemia. Attorno a loro girano clientes in attesa gli venga offerta una birra o una sigaretta. Anche questa è varia umanità, poco considerata dalle statistiche. Nessuno porta la mascherina, non hanno paura di perdere il niente che hanno. Sono l’altra faccia dei negazionisti, sanno poco e si curano di nulla. Molto meglio di quelli che sanno, vivono protetti e negano. Ne abbiamo anche da noi, edizione moderna del dire del privilegio: il popolo ha fame ma perché non mangiano brioches? I bangla, i cinesi, gli indiani portano tutti la mascherina, non è strano e hanno più cautele anche nelle file che attendono restando alla giusta distanza. Per loro la pandemia si paga doppia, anche quando sono sani ed è la stragrande maggioranza dei casi. Molti negozietti sono chiusi, di questi non si accorgerà nessuno, ma era quella variegata multietnicità che rendeva più prossima al futuro questa parte di Roma. Riapriranno forse, ma intanto si difendono e vivono con poco.
La coda di auto, bus e camion è sempre ferma, clacson, persone che imprecano, scendono guardano, si disperano. Rassegnati gli altri. Le ambulanze a sierene spiegate risalgono contromano e poi tornano, anch’esse tormentate dai lavori che forse lasceranno defluire il traffico in pausa pranzo. Cronache da un girone di umanità che vive tra strade intasate oppure è asseragliato nelle case. Sono gli intimoriti e gli spavaldi. Nessuno li considera davvero eppure sono persone importanti, ciò che si deve capire del presente e del futuro comincia con loro, perché lì si annida il cambiamento, le paure e la cittadinanza che significa appartenere a una comunità. Non essere lo scarto di essa ma la sua evoluzione che cambia cose e città, benessere e convivenza. Difficile capirlo?