Ci fu qualcosa detto con rabbia,
forse fu in risposta ad una rabbia eguale,
ma lì il futuro si piegò in consuetudine
e quello ch’esisteva, liquefò.
Anche se poi rapprese,
e misero strati di cose fatte assieme,
a diluire il veleno inoculato,
e li impastarono di parole,
per celar la crepa sotto una vernice nuova.
Ma la distanza che il tempo mette tra i fatti e le parole
non sempre lenisce:
il cuore sa oltre la ragione,
e ciò ch’è rotto nel silenzio si rivela.
Tutto si ricolloca nel senso,
non manca il sale alle ferite,
e se la cecità era sembrata amore,
è questa che ora l’uccide
e non perdona.
Davvero molto bella.
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Grazie Lavinia 😊
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bisognerebbe imparare l’arte giapponese del kintsugi 😛
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( nella parte che segue dopo la , cosa hai celato?)
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Il rancore non fa altro che avvelenare i rapporti e rovinare il fegato! 😉
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Potrebbe essere un verso:
Solo l’oro ricuce ed esalta,
e ciò c’era rotto ora nuovo riluce
😊
e ciò che si cela
quasi mai si può dire in piazza
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Hai ragione Silvia, il rancore avvelena, meglio rompere allora.
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Pare che la sensibilità sia concentrata nel cuore…non lo si può imbrogliare…
Buon domani
.marta
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È strano il cuore, non ascolta ragioni, ha una suo sistema di misura, è paziente e insofferente assieme.
Ascoltarlo conduce chissà dove, ma senza il sapore dello scoprire c’è il rischio della noia.
Buona notte e buon domani Marta.
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il punto è riuscire a considerarlo “nuovo”, non più “stesso” 🙂
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Credo tu abbia detto una verità difficile e profonda. Che riporta a come noi ci vediamo e a come vediamo dopo che è cambiato lo sguardo. Per restare assieme dev’essere nuovo e la cicatrice un’unione non una ferita.
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