invisibile

Collegato al vedere senza essere visti, il gioco dell’invisibilità lo portiamo con noi. Da bambini guardare tra le dita semi aperte ci mette in una capsula di protezione, un luogo dove noi spiamo senz’essere veduti. Invisibilità bambine, come il gioco dell’apparire e scomparire, il cucù-ciàa che tanto fa ridere i piccoli. Questo gioco prosegue anche da adulti, tra uno scomparire e riapparire fatto di fughe, supposizioni fasulle, impressioni.

Ma c’è uno scomparire  che non si tollera, che mortifica, ovvero quello in cui ci pare d’essere diventati trasparenti. Chi vorremmo ci vedesse, ci ascoltasse, si accorgesse di noi in realtà guarda attraverso, attorno, sopra o sotto, comunque non noi. La sensazione è quella del non esserci più e la considerazione che abbiamo di noi se ne va. Semplicemente sparisce, tanto che non si strepita o si batte i piedi per far capire che ci siamo. Piano piano le parole si spengono sulle labbra, l’atteggiamento diventa remissivo e si vorrebbe davvero sparire, o meglio non esserci stati.

Passa, ci si dimentica e si riprova ad esserci, ma ogni volta si sbiadisce un poco e ci si chiude un po’ di più. Così quando mi fanno sparire, faccio sparire. Lo so che non va bene, che è infantile, ma mi serve per recuperare consistenza.

Bisogna ricordarsene, foss’altro per le nostre invisibilità patite, che l’attenzione dovuta a chi si rivolge a noi dovrebbe essere quella di vederlo, di scrutarlo per la sua importanza e corporeità. Non è questione di gentilezza o sensibilità, non solo, ma il modo di restare noi e di esserlo di più proprio perché non si fa sparire la prova che noi esistiamo, siamo importanti, amati, cercati: l’altro che abbiamo davanti. 

p.s. alleggeriamo un po’ con una lezione di tecnica sull’interesse

e buon dì di festa 🙂

4 pensieri su “invisibile

  1. La sofferenza che dà la sensazione di invisibilità la paragonerei a quella data dall’indifferenza. Credo siano simili.
    Entrambe mi spiazzano e mi fanno soffrire in una maniera incredibile. Perchè sono comportamenti crudeli.
    Preferisco strepitare, litigare, urlare con gli altri piuttosto che essere avvolta da questa sensazione di non-esistenza. E’ non essere riconosciuta.

    E come faccio per superare questa “disumanità”?
    Ognuno adotta strategie diverse, anche modi bambini Will, è comprensibile, io cerco di convincermi che chi non mi vede non mi merita, che io sono molto più importante, che io esisto e valgo per altri, ma la delusione di essermi sbagliata ma soprattutto di non meritare questo trattamento è davvero dolorosa, specialmente se chi mi tratta da invisibile ha avuto la mia attenzione, magari anche il mio affetto e il mio tempo.
    E se mi è permesso, me ne vado.
    Ma poi è finita, chiuso, stop, non c’è nessuna possibilità di ritorno. 😦

    Che sia una serena giornata, ciao 🙂

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  2. Credo che l’indifferenza sia la maggior offesa che si possa ricevere…..proprio per il senso di inutilità e d impotenza che procura…..
    Buon fine settimana.

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