non ho parole

Non parlo del modo di dire, ormai privo di senso, che da tempo infarcisce non pochi discorsi, ma dell’assenza di parole per descrivere qualcosa di inusuale. Che sia un’emozione forte, un perdono, una gioia inattesa, oppure un sentire sottile che sfiora la percezione, spesso il vocabolario a disposizione diventa insufficiente. Anche i modi del comunicare ci paiono inadeguati, per cui si affrontano giri di parole, similitudini che lasciano larghi laghi d’insoddisfazione, così subentra la paura di non essere davvero compresi e ci si sente diventare strani o ridicoli. Allora la volta successiva si tace.

E’ il limite delle parole, oggetti vivi quando si estraggono dai loro involucri di significato comune, ma cagionevoli e pronte a morire sulle nostre labbra, quando la pregnanza nuova che hanno acquisito per noi, resta confinata nella necessità di spiegare troppo. In realtà avremmo bisogno di parole nostre per dire ciò che sentiamo, di oggetti leggeri e grondanti significato, mentre ci troviamo sul limite del fraintendere. E considerato l’oggetto del comunicare, è un fraintendere che fa particolarmente male.  Avremmo bisogno di significati che colmino un silenzio che non vorrebbe essere tale, e quindi anche di orecchie amorose e incoraggianti che accolgano e vibrino assieme.

Questo è il ponte instabile su cui passano dei pressapoco che si lasciano trasformare in suoni, via via, più netti e definiti, un sovrapporre ciò che si sente a ciò che si dice, finché si trova qualcosa a cui ancorarsi e sapere che è quello che cercavamo.  Allora  il non ho parole per dirlo scompare, e un passo innanzi nel nostro dizionario dei sentimenti è stato fatto.

3 pensieri su “non ho parole

  1. La fatica di spiegare, di essere compresa (il timore di non esserlo è grande per me talvolta) è ridotta solo se c’è empatia, astensione dal giudicare, disposizione all’ascolto, voglia di venire incontro e accoglienza.
    Ma succede raramente, purtroppo.

    Che sia una bella serata, Will, ciao 🙂

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