Le cose che abbiamo raccolto, custodito, spolverato, chiuse in teche od allineate sugli scaffali, sono noi. Abbiamo accumulato passato senza tener conto del suo peso, me ne rendo conto ora che devo liberare una stanza, dei cassetti. Anche le foto, i fogli appiccicati dovranno essere tolti: chi occuperà questo posto non dovrà essere disturbato dalla mia presenza precedente, dovrà sentirlo suo, come io l’ho fatto mio, un tempo, attraverso le cose accumulate, il disordine, i fogli, gli appunti, i ritagli, e schemi, progetti, ecc. ecc. Via tutto, la continuità in un lavoro sono passaggi di testimone in corsa, e non ci si ricorda dei frazionisti precedenti, se non per giustificarsi se si perderà la gara.
Le cose sono le nostre tracce e quando si lascia qualcosa o qualcuno, un’attività importante, è cancellare le impronte. E’ più difficile con il ricordo, ma il segno delle cose, che noi lì siamo stati, dev’essere rimosso, e non può essere altrimenti.: bisogna fare posto. Questa del fare posto è una cosa naturale, vitale, anche se nei rapporti amorosi è diverso, e un’impronta nel cuore resta a lungo e dà fastidio vederla, finché pian piano sbiadisce e viene sostituita da altro. Anche nelle famiglie è diverso, si conservano tracce dei nonni, dei genitori, magari si riutilizzano e si rendono parte di un flusso di memorie, di storie che si disperderanno piano attraverso gli oggetti ceduti, smarriti, finché di quella memoria non resterà che un ricordo vago. Fa parte dell’educazione borghese il conservare traccia con le cose, avere un diagramma visibile del ricordo di vite commendevoli. E le piccole cose al pari delle eredità sono questa scia di vissuto. Ma nel lasciare un posto di lavoro, nel chiudere un rapporto, il taglio è subitaneo e bisognerebbe cancellare, non conservare.
In questi casi, come nelle vicende malfinite, si deve gettare senza guardare, eliminare il tangibile come specchio di quello che dentro si vuole strappare, ma dipende dall’indole. Non è la mia, ed io lascerò molto che altri getteranno e quando, presto, questo luogo diventerà straniero per me, mi auguro di tornarci poco, di non vedere il cambiamento.
Il problema adesso è fare come nei film americani, ridurre tutto a una scatola e liberare i cassetti.
E, pian piano, avere un nuovo futuro a cui pensare.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
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Si dovrebbe vivere e morire solo con la Spina Dorsale e mai con peso d’obesità appresso.Si che potere affrontare a tempo debito il gesto semplice e naturale.Senza dolore nè senza gioia.Solo il gesto sarà la Ragione semplice e razionale che mai conobbe imbrogi al sentimento ,nè catene di ricatti.Natura viva e pura di “spina dorsale” che ha trasmesso il suo messaggioal diritto alla vita per continuarla fino al suo naturale compimento.
Ovviamente per fare questo, ci vuole l’esercizio all’equilibrio,alla consapevolezza che è giusto operare per il diritto alla felicità più che al dolore,la fedeltà a misura propria d’umanità e corrispondente alla sua scelta relativa.E questo non è facile nè alla portata di tutti.
Bianca 2007
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cancellarsi, ricostruirsi, ho pensato proprio a questo un secondo fa.
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Sono sicura che saprai gestire il tuo futuro in maniera altrettando piena. Nella vita le cose cambiano, il mondo esige nuove scelte, altre consapevolezze che spesso cozzano con il nostro pensiero, e ci rimane la malinconia di vedere il cambio di rotta. Il girare pagina spesso aiuta anche a stare meglio dentro. Ti lascio il mio augurio.
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