portolano sentimentale

Parlare di solitudine e malinconia è relativamente facile. Sopratutto in questi luoghi si ha la propensione a partecipare (e credo, anche a lenire le proprie malinconie con quelle altrui), a provare empatie che non hanno la verifica dell’incontro e quindi si confinano nell’attenzione momentanea. Sentire ntensi e veloci, in accordo con il mondo che scorre.

E’ facile anche parlare di sesso, di libri, di sport, di cinema, di viaggi: si trasmette un’emozione, si mostra e si condivide. L’impressione è che nello scrivere s’ intinga sempre la penna in qualcosa che s’ è raccolto da qualche parte, un umore metaforico o reale. Raramente è il fiele a parlare, che pure molto dice, ma non qui,  luogo d’ inchiostri leggeri. 

Difficile è parlare della gioia, non del piacere o del godere, ma delle gradazioni del gioire, delle intensità interiori della gioia: cose che permangono e lasciano segni profondi esattamente come il dolore lungo e lieve. Così nelle mie teorie bislacche in questo sentire e capire c’è spazio per la costruzione di sentimenti nuovi. E al dolore come alla gioia, do il compito di mutare davvero chi ne è investito: dialogo con sé più che manifestazione esterna.

Sono sfumature che esplodono dentro (possono esplodere le sfumature o abbiamo sempre bisogno di gusti forti?) e lasciano traccie profonde. 

Solo a volte, con l’attenzione a ritrarsi in fretta, una mano fatta di spirito (qui la parola ha la giusta immaterialità) permette un accesso, una chiave, chiedendo un’attenzione inusuale per condividere.

Condizioni che conosciamo tutti, chi più chi meno restii a lasciare che qualcuno faccia con noi qualche passo nel profondo.

Ma parliamo d’altro, parliamo di noi con la giusta leggerezza.

5 pensieri su “portolano sentimentale

  1. I gusti forti, come le emozioni forti lasciano il tempo che trovano, nascono e si esauriscono in un breve lasso di tempo.
    Di contro le sfumature, che sono invece più delicate e gentili, si “intrufolano” piano piano ma lasciano orme durature, incidono.

    Qui si può accennare, far capire, ma il dolore, come la gioia profonda, sono cose molto intime e private, da condividere con pochi, non con la blogosfera.
    Parere personalissimo naturalmente. 🙂

    Serena notte Will, ciao

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  2. Cercare di essere vicini a ciò che siamo davvero significa fare un processo cosciente del mostrarsi.
    E dire ciò che può essere condiviso è un’alternativa al dire troppo e non curarsi di ciò che avviene in chi legge. La prima alternativa è, a mio avviso, una cura, un rispetto verso chi legge e non esclude la risposta, ovvero il dire di più se esiste un interesse reciproco.

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  3. Ciao Willy,
    quello che hai scritto mi ha fatto riflettere sul pensare a chi legge. D’istinto ti dico che non credo di curarmi troppo di chi legge. Nel senso che mi piace pensare che quello che scrivo mi somigli e la cura che ci metto è figlia della mia sensibilità. Da questo parto e sento che la cura che mi riservo si allarga anche, in qualche modo, a chi legge.
    Nel cammino il dolore e la gioia aprono orizzonti e possibilità e così ci parlano.
    La forza penso stia nelle sfumature, nella nostra capacità di assaporarle pienamente.
    Un saluto affettuoso

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