portolano

Cercare la bellezza, oltre l’autore, oltre l’abilità. Per me vale ovunque, è impegno, fatica, disciplina e negazione, affermazione, esaltazione, gioia immotivata, distacco, scoperta.

La bellezza è il portolano, non una carta geografica tracciata da altri rilievi, da menti che hanno una rappresentazione codificata, ma un percorso, una sensibilità ricordata, ed ormai indelebile, che trasmette scogli, secche, sentore di prossimo vento, odore di terra. Quella terra nuova che è la propria ricerca, iniziata con lo staccarsi dalla sponda, ed è scrivere il proprio racconto, la storia, in un senso o nell’altro.

Ci si può perdere, ma la bellezza, una rotta la fornisce. E cosa sia bellezza, poi ognuno lo determina per sé ogni giorno. Stanotte prendo con me il profumo di legna, una strada percorsa parlando, una cortesia ritrovata, il particolare d’un quadro, lo scrivere una lettera, la certezza di ciò che davvero resta.

E quasi mai è facile andare, ma a questo serve un portolano, utile a staccarsi da ciò che è terminato, a metter distanza da chi è prigioniero delle proprie rabbie, a liberare da ciò che trattiene.

Ma ancora, quasi mai è facile andare, eppure senza non si procede e il ricordo di noi ci divorebbe.

 

 

 

8 pensieri su “portolano

  1. cercare la bellezza è un’aspirazione nobile
    un po’ meno se si pensa a quanto viene scartato, perché non giudicato all’altezza
    io sono di quelli che si trovano meglio nel fango e soltanto raramente, per riprendersi, guarda il cielo
    sai quanto c’è di buono nell’apparente mediocrità umana?
    inoltre la parte naturale, l’ambiente, ma anche il cemento di periferia, sono scrigni di tesori insospettabili
    io non scarto niente, sondo, perlustro, mi sporco e riemergo sempre con una piccola storia autentica ed un’immagine indelebile
    questione di sopravvivenza: ci si affeziona anche alle piccole insignificante cose, pur di non farsi sopraffare dall’apparente e angoscioso caos che ci avviluppa

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  2. Purchè la ricerca della bellezza sia un “sentire” e non arte di vivere autoimposta. Quest’ultima ha i suoi pericoli. Tra il vivere e il decifrare c’è uno scarto. Riprendendo il commento precedente, anche nel fango si può scorgere bellezza, del resto la definizione bello/brutto, buono/cattivo, giusto/ingiusto non sono nelle cose in sè, ma nell’impatto con la parete.

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  3. mah, io credo che la bellezza cerchi noi, ovunque, e se non diventa estetismo ci coinvolge davvero. Certamente è un sentire concreto, la bellezza è un equilibrio e un imprevisto, ma qui mi fermo perché ognuno sa di cosa parla quando parla di bellezza, della sua bellezza. Mi piace meno la “letteratura” del brutto, dello sporco redento, la povertà non è mai bella per chi è povero e neppure la bruttezza lo è per chi è brutto. Per fortuna mediocrità, miseria interiore e bruttezza si distribuiscono ovunque secondo una gaussiana indifferente al censo, però se l’umanità c’è ovunque, in centro come nelle periferie, credo che portare la periferia in centro sia un atto di bellezza, come pure far vivere le persone in modo più decente. Lasciarla dov’è, nel bisogno è letteratura e divisione sociale. Quando si parla di mobilità sociale di questo si intende, ovvero del cambiare condizione di partenza.
    Infine quando si scrive la propria storia non importa molto da dove si viene, l’importante è scriverla, possibilmente con meno luoghi comuni possibili, e in questo avere una direzione è importante. Ma forse nella mia testa c’è un’ icona del bello interiore che è lo star bene nell’equilibrio mobile, mentre il bello esteriore è un urlo che trascina, ma è statico, modelli importati credo, però parte di me, motivo per la mia, di storia.

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  4. A me NON piace sguazzare nel fango neppure sul prato dopo i temporali per toccare gli umori che tanto amo.Ma la bellezza la cerco da sempre e la rubo senza sentirmi in colpa.Dove?…Ovunque.Dalla Terra (umida o arsa non importa),dalla forza interiore degli uomini consapevoli d’essere intrecciati gli uni agli altri ma “distinguendo”,nel loro creare, semplice,buono,grande,nelle stelle che “qualcosa” sempre mi dicono e,che anche ora che non le vedo mi esortano a concludere la scrittura perchè il mio tempo incalza e non ammette sbagli.
    Ciao buon uomo,Bianca2007

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  5. La letteratura del “brutto” redento no davvero. A me interessa l’atteggiamento umile del lasciarsi raggiungere e non del necessario inseguire. Penso che in quanto uomini non siamo fatti per il paradiso, ma per stare in mezzo alle cose tutte, pure quelle brutte, comprese quelle che ci feriscono o ci sporcano- càpita. Preferirei evitare la ricerca di un’arte di vivere, mi pare un modo forzato; a me la gioia viene più spesso per avere sperimentato la privazione e per la paura di perdere, solo allora, nella fragilità, la cosa diventa davvero “mia”, soggettiva, vissuta. Gioisco per le fragilissime bellezze e per la loro precarietà, più che per le “essenze” del bello, quelle sì che mi diventano luoghi comuni.

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  6. Andare, Mora, non inseguire. Andare e lasciare che gli occhi siano aperti, i sensi siano aperti. E scegliere. Non esiste un paradiso, ma sugli inferni siamo bravi di nostro, senza aiuti esterni, e se capita, l’importante è sapere che esiste un’alternativa.
    In generale ho l’idea che essere di sè e non d’altri, sia un buon andare, ma per l’arte di vivere, ho superato l’età, assieme all’illusione che ci sia una via predeterminata. Quando c’era l’idea romantica della vita come opera d’arte, ne ho avvertito la prigionia ferrea, ben oltre il fascino che ogni chiesa sicura fornisce, e l’ho rifiutata. Se però arte di vivere è scrivere la propria storia, allora ci sono immerso ben oltre il collo ed il tentativo di non lasciarmi vivere è la mia principale occupazione.
    Tu parli di percezioni e gioie individuali, condivido, sono le uniche che m’interessano.

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  7. La bellezza nostro malgrado.
    Dentro i dieci mondi che ci portiamo dentro.
    Attenta a non perdermi nulla. Nel movimento c’è bellezza.
    Nel percorso, purché consapevole.
    Gentilezza nello svelarmi a me, miracolo primo di questa vita.
    Niente sconti però. Non m’importa di sporcarmi il vestitino.
    Il bianco assoluto mi agita e soprattutto non mi corrisponde.
    Buona giornata Willy

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