il senso della distanza

Un amico in questi giorni è in Mongolia per lavoro, passerà il natale ad Ulan Bator ed era un po’ triste per questo. Finché ne parlavamo, dicendoci che in fondo è un giorno, mi son fatto una domanda, che parte dal mio rifiuto di quanto avviene a natale: per me sarebbe lo stesso essere distante, senza nessuna delle persone che mi sono care, vicina? No, non sarebbe lo stesso e questo testimonia quanto sono dentro alle convenzioni che non rendono tutto eguale. Forse lo spirito vero di questi giorni, per chi non crede, è quello dell’interrogarsi su sé. Lo facciamo sempre, ma adesso si procede per differenza anziché per similitudine, ovvero ciò che manca costringe a riempire un vuoto e non a traslare un senso. Mi spiego meglio, se mi faccio domande, rifiuto le convenzioni facili, le luminarie, il finto essere buoni e sono costretto a riportarmi sulla mia verità. Alle cose che contano davvero e che resistono agli attacchi inconsulti delle urgenze quotidiane. La religione, la fede, relativizza molto, porta tutto su sfere elevate dove il senso religioso delle cose prende il sopravvento. C’è una religione laica del vivere, un conformarsi a sé e al senso degli altri che ci aiuta a non considerare che i giorni siano tutti eguali, ma questo non implica che i giorni abbiano la stessa diseguaglianza. Il senso della distanza permette di essere assieme agli altri, che pur la pensano diversamente, e al tempo stesso partecipare della propria sensibilità. Credo che questo sia il punto alto della riflessione su ciò che ci sta attorno, noi, io viviamo e di questo vivere avvertiamo l’eccezionalità, la tensione verso il come vorremmo fosse. L’epifania è il realizzarsi della promessa verso noi stessi e quindi gli altri. Quando si parla di ciò che resta si può pensare ad una pepita nel crivello, oppure al pattume grosso delle nostre vite, preferisco pensare che la vita sia fatta di pepite, di cose che contano davvero e restano.

14 pensieri su “il senso della distanza

  1. Ritengo molto importante avere vicine le persone che per me contano.

    E anch’io voglio credere che la vita sia fatta (anche se non di molte) pepite, di cose che sono importanti per noi, che rimangono accanto a noi e con noi e che contribuiscono a renderci bella la vita.
    Cose, ma soprattutto persone.

    Di cuore un sereno Natale, Will, a te e a chi è importante per te.
    Ciao

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  2. Sì. C’è una religione laica del vivere, uno sguardo rivolto al bene e al meglio in tutti . Atei e credenti si somigliano quando si pongono le stesse domande sulla vita, la morte, il senso dell’esistenza, il bene, il male… Sono diversi quando il credente dispone di certezze inscalfibili mentre l’ateo coltiva il dubbio (ma non è raro trovare anche l’ateo che trova nella ragione e nella coerenza i soli appigli di fronte all’abisso, e su questo sistema nutro qualche). Non credo sia un bene essere l’unico ago della propria bilancia, e, tornando al tuo discorso, trovo pure che sia naturale ammettere che la cultura in cui siamo immersi e a cui siamo stati educati, in maniera più o meno convincente e marcata (quella cattolica, generalmente), produca delle inevitabili influenze in noi nel periodo delle festività. Se non altro per la memoria della propria infanzia e dei giorni natalizi che emergono dall”indistinzione della memoria. Con questa incoerenza ci convivo serenamente, ponendomi molti dubbi, ma molti. Sono questi che mi fanno sentire a posto, stranamente.

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  3. @ mòra: quella che tu dici incoerenza è l’accordo che hai trovato con te, i dubbi restano, il tempo non è urgente, lasciamo che i giorni ci parlino, anche attraverso i ricordi. In fondo è perché siamo stati bene che si riaffacciano le sensazioni, le atmosfere. Ci sono stati anni in cui essere a Ulan Bator sarebbe stato meglio, ma oggi non è così, preferisco questi dubbi, il caldo della mia casa, le persone che mi vogliono bene. Il resto lo sappiamo e ci segue, c’è tempo 🙂

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  4. Prima d’accingermi a scrivere,come sfondo sul display c’era una foglia secca a terra.Ne hai fatto una fotografia splendida.Anche mia madre avrebbe fatto così,ma coi pennelli.Con lentezza si sarebbe chinata,delicatamente avrebbe raccolto quella foglia secca,l’avrebbe tenuta fra le mani,l’avrebbe portata a casa,poi l’avrebbe disegnata, dentro e attorno la luce dei colori.
    Questa per me è il solo senso di distanza ch’io conosco o posso immaginare.Forse.
    Bianca 2007

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  5. Questi del Natale sono giorni che mi generano un guazzabuglio indecifrabile di emozioni spesso così in contrasto che passo da uno stato all’altro alla velocità della luce. Ho trovato un dipinto molto bello in rete, una Natività, che mi ha emozionato. Però nel pomeriggio vado a immergermi nello shopping. In tutto questo non ho una fede religiosa. Mi sento monca per questo, rimpiango quello che molte altre persone hanno saputo mantenere e far crescere. Penso ai miei figli, soprattutto, a quello che sto mettendo nelle loro mani più che nel loro cuore. Come trasmettere il “buono”, anzi come donarlo. Tutto il mio tempo, la mia storia, il mio sacrificio, che non sia vano. Lo auguro anche a te, Willy.

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  6. Stamattina, andando a prendere mio figlio in stazione, ero stretto nel traffico della vigilia, quegli stop and go che per fortuna non mi irritano, e mi chiedevo qualcosa che assomiglia alla tua domanda. ovvero cosa trasmetto/rò a lui, a chi mi sta attorno della mia vita. Cosa significa questa festa per un non credente, ecc. ecc.
    La risposta che mi sono dato è che il bene è facile, la perfezione è difficile, che non occorre mutare troppo le nostre vite, che basta vivere ed avere speranza. Cercherò di scriverlo meglio, ma il senso è quello che il nuovo sostituisce il vecchio, ribolle dentro di noi e ci accetta. Ci mette in discussione e ci accetta. La tua storia, la mia, quelle di tutti a cui interessa avere una storia, sono noi, e attorno il profumo di queste storie fanno qualcosa di più. Ti auguro Mòra le cose che desideri, le persone che desideri, la vita che ti fa bene.

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  7. bè, io in mongolia ci sarei andata. perchè gl’agnolotti al sugo d’arrosto sono 50 anni che me li mangio, e allora sarei andata a vedere il vuoto assoluto della steppa, e immaginato gengis khan e il famoso vento dell’est. c’è sempre tempo per gl’agnolotti, ma certe altre cose succedono se ti va bene una volta nella vita. stasera tutti da mammà, fratello sorelle zia cugino nipotina con pidocchi , e domani..ah, domani con 3 amiche felicemente separate e 8 figli dai 26 agl’11 anni, per parlare malissimo degli ex mariti, degli ex amanti, tra gnocchi (che riempiono le pance dei ragazzi in crescita e costano poco) e una crema chantilly per il pandoro (che riempiono i nostri fianchi ma francamente ce ne freghiamo). trovo che sia bello questo natale al femminile con i figli, forse noi siamo donne strane, con cui gli uomini vivono male, si sentono poco necessari, molto poco utili. e si sa che ai maschi piace terribilmente credersi principi azzurri.
    auguri belli Robertì, anche dall’altro Robbbbyyyy, che mi ha detto di mandarteli affettuosamente 🙂

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  8. Che il nuovo ci accetti tutti, allora. Per una volta i termini mi paiono curiosamente rovesciati. Aspetto che tu spieghi meglio, come sai fare, con la solita sensibilità intelligente.

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  9. @Minnie : questo amico a Ulan Bator c’è anche troppo spesso, forse oggi gli mancano gli agnolotti al sugo e dai racconti che mi fa, anche qualcos’altro. Il panorama mongolo è cambiato, il deserto ha le sue autostrade. lui è lì per farne una. C’è anche parecchio petrolio e quelli che vivono in yurta, e tirano con l’arco, ormai non sono molti.Per questo viaggiare è bellissimo, anche quando lo si fa per lavoro, fosse solo per demolire uno stereotipo e crearne un’altro. Mi piace la tua gestione della festa, anche se sarebbe bello che ce ne fosse una simmetrica degli uomini oggetto di chiacchera, ma gli uomini non hanno queste risorse.
    Un augurio e un bacio a te e alle tue figlie 🙂

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  10. grazie Robertì…secondo me a te piacerebbe il pranzo di domani, immagino che rimarresti affascinato da questo gineceo , dalle parole che svolazzano come maggiolini nei campi d’estate….buona notte, stanotte chi fa il presepe mette gesù bambino in mezzo al bue e all’asinello, e avvicina di un passo i re magi.

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