Mi piacciono i piccoli negozi di barbiere la mattina. Quelli, spesso vuoti di clienti, con un grande specchio e due poltrone, una sedia e un pacco di giornali vecchi. Annuso l’odore delle lozioni e della brillantina, scelgo un giornale. Poi un altro, due. Sempre bulimico. E la felicità è sedersi, spegnere il telefonino, lasciare che m’avvolgano nel telo e poi dire: si, il solito.
Da dietro il barbiere parla, un po’ con me che ascolto a mezzo e leggo, e un poco, al signore senza lavoro (adesso dice così, ma in realtà è in pensione e non vuole dirlo. Disoccupato gli pare più nobile) che è seduto su una delle due sedie di vinilpelle nera. Semi nuove, sai, inox, le ho comprate da un salone che rifà l’arredamento ogni due anni e con solo due bruciature di sigaretta, che neppure si vedono ( ma da quanto tempo non si fuma più in un negozio di barbiere?). In realtà le due sedie sono due quarantenni, con maliziosi baffi di ruggine e chi le ha vendute ha chiuso la barbieria. Lo conosco bene, ha chiuso, all’improvviso: è andato in pensione, con la stessa violenza con cui chiudeva la serranda. Incazzato con il governo e con il progresso, con la sua progressiva inutilità che neppure gli faceva pagare le tasse. Ma a volte torna nel negozio a prendersi qualcosa e a farsi la barba. Con il rasoio vero, non con questi gillette che con cinque lame non riescono a fare una rasatura liscia come il rasoio vero. Quello a lama libera con cui ti posso tagliare la gola, ma non lo faccio perché per un coglione morto ci sarebbe un intelligente in galera e il cambio non vale. Offrimi da bere e da fumare, lo sai che adesso non posso più né bere, né fumare e che me ne faccio della pensione, se non posso godermi la vita.
Siamo andati a bere, era un torrente di parole calme, fluenti come il movimento della mano che rade. Bere con lui è la cosa più solitaria che possa capitare dopo il bere da soli. Come entra al bar, subito viene risucchiato da una moltitudine di conoscenti- pensionati ansiosi di rimettere in ordine il data base del quartiere. Quello che mi ha messo di buon umore è stato il saluto quando ho pagato, mentre lui restava: grazie r. è sempre un piacere parlare con te.
Se non sta al bar, fa qualche barba e capelli a domicilio, arrotonda.
Mi perdo, godendo questo angolo di universo e intanto il mio barbiere sta accorciando troppo. Lui parla, il disoccupato interloquisce, io sto zitto, mi pare d’essere di troppo, se non per la testa che permette di occupargli le mani.
Buongiorno Will,
wow, stamattina ho trovato un post più leggero e rilassato!
Bene! 🙂
I saloni di parrucchiera di noi femminucce sono più moderni e tecnologici di solito, effettivamente è più facile trovare ancora qualche vecchia barberia con qualche anziano proprietario a cui non interessa la modernità e il design.
Quando vado dalla parrucchiera approfitto per rilassarmi, chiudo gli occhi e lascio fare (cercando pure di evitare le chiacchiere e i pettegolezzi inutili).
Bellissima la descrizione sull’uso del rasoio “vero” (in quale mi inquieta un po’ in verità)
Una serena giornata Will
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Il fatto è che ormai anche i barbieri veri stanno scomparendo. Ormai si chiamano parrucchieri anche quelli e alcuni usano pure il multilama e la schiuma in bomboletta invece dei rasoi che funzionano 😦
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Da femminuccia: adoro gli uomini ben rasati e raffinati, nella scelta di pennelli, rasoi, quelli veri, e dopobarba.
Vigevano: Antica Barberia d’Accardo, spettacolare…
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Caro Willy…lo so, hai la barba…
Nobody’ perfect 🙂
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Gli hai detto poi, che aveva accorciato troppo??
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Personalmente trovo che alcuni uomini con la barba di qualche giorno (ben tenuta naturalmente) siano oltremodo affascinanti.
E possono essere altrettanto raffinati di quelli rasati.
Dipende.
Non è da tutti portare bene la barba e soprattutto la barba di qualche giorno.
Sia chiaro, Will, questa non è una sviolinata 🙂
è esattamente quello che penso.
Ho due figli maschi: uno sta benissimo con la barba di qualche giorno mentre l’altro assolutamente no.
Buona serata, ciao ciao
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Appunti lucidi e discreti d’una variegata umanità che,,forse, non chiede altro che essere acsoltata con l’orecchio com-passionevole del cuore.
Bella descrizione,Willy al quale col cuore auguro che la “penna” non manchi mai.Bianca 2007
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