battalia

Non molto tempo fa, la mattina, appena svegliato, mi dedicavo tempo per guardare fuori dalla finestra, poi respiravo profondamente il primo caffè, mettevo in ordine gli impegni, stabilivo una colonna sonora della giornata e uscivo. I pensieri che mi riguardavano da una parte e il lavoro, i problemi esterni da un’altra. Nei miei post più vecchi c’è traccia di questo modo di uscire in battalia.

Molte cose sono rimaste eguali: il caffè, la musica, il modo di vivere i miei pensieri, molti interessi e passioncelle. Altro è mutato in questi tre anni, non pochi “amici” di lavoro se ne sono andati, qualche errore ha morso la carne, la divisione tra spazi interni ed esterni, si è spesso frantumata. Ma le cose che tengono in piedi il mio modo di vedere il mondo sono sostanzialmente rimaste, segno che contano davvero. Di queste una è particolarmente chiara: il rifiuto fisico di sottostare a qualcosa che mi è estraneo.

L’attualità, ad esempio, faccio fatica a dirne perché mai come in questi anni di comunicazione continua è diventato regola parlare solo del momento, dell’oggi. Come se il nostro tempo, quello che viviamo, fosse una infinita serie di avvenimenti rotti, frantumati, dai successivi. Macerie d’istanti e d’emozioni su cui camminiamo per andare verso il futuro. Oggi c’è la morte di Steve Jobs, ieri il processo di Perugia e Amanda Knox, domani le dimissioni di Tremonti o chissaché. Tutto imposto, tutto rilevante per un giorno, tutto manipolato, collimato con i sentimenti medi, premasticato, digerito in fretta.

Non mi va.

 Non mi va da sempre. Non mi piacevano le prime, i lanci con la corsa a vedere o a leggere per primi, gli avvenimenti eccezionali a priori. La notte dello sbarco sulla luna, andai a letto presto, non mi succede mai, eppure di quella notte ricordo tutto, l’emozione permane, ma soprattutto mi ha cambiato. Lo stesso potrei dire per la grande idea di riportare la parola scritta ovunque, rompere il dominio della parola detta, del telefono, della televisione. Oggi si scrive molto (e male) grazie a Steve Jobs, questo è nelle nostre vite oltre la notizia del giorno e a questo penserò con i miei tempi.

La velocità è un idolo della modernità, residuo futurista, sostituto dell’essere. Riporta il primato del fare sul pensiero, ne da visione economica come fosse l’unica lecita. E la velocità porta con sè il mito dell’oggi, del momento. E’ la definizione fisica di velocità, lo spazio parcellizzato dal tempo in tanti minuscoli segmenti. Zenone sorpasserà subito la tartaruga e non imparerà nulla dal suo altro modo di vivere, la scarterà come incongrua stabilendo che il mondo la può tollerare, ma non ammettere alla pari. Con la velocità e l’odierno si attacca il tempo, il tempo diviene obsolescente, scappa è più veloce di Zenone che continua ad inseguirlo e perde il senso della corsa. Della lentezza parlerò ancora, continuerò a farlo, ma ciò che mi preme adesso è il rifiuto dello stereotipo, dell’imposizione. I riflessi di tutto questo sono enormi, contengono il positivo (in parte) e il negativo del mondo, ma escludono la scelta. Bisogna adattarsi. E io non mi adatto, penso a ciò che è importante per me, ascolto la mia musica, affronto la battalia con le mie armi. Molto datate devo dire, poco efficienti ed efficaci, disorientanti spesso. Ecco, il vantaggio è questo disorientare, che significa togliere le stelle fisse e portare la navigazione su obbiettivi più larghi del giorno, perdersi contando di ritrovarsi.

Vorrei darvi una buona notizia, o cattiva per alcuni: siamo naufraghi, non arriveranno i soccorsi e dovremo contare su di noi, sul nostro tempo. Per ritrovare un senso bisogna pensare che il culto del giorno ci fa perdere il piacere dell’isola in cui siamo finiti.

7 pensieri su “battalia

  1. Nessuna novità riguardo all’esser naufraghi e sul dover contare sul proprio fiato. Il culto del giorno ci arriva come un eco, impossibile e pericoloso non sentirlo; in fondo basta filtrare le vibrazioni che arrivano per non esserne contaminati ma solo sfiorati. Ciò non disturberà quella musica di sottofondo che ci detta il nostro ritmo vitale.

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  2. Anch’io ho le mie abitudini mattutine improntate sulla lentezza.

    Per esempio ho sempre odiato chi mi dice quando e cosa devo leggere.
    Per partito preso, le novità, gli ultimi successi, i best sellers del momento, io non li leggo.
    E forse non li leggerò nemmeno mai.
    O solo anni dopo, quando ne avrò veramente voglia.

    Naufraghi e soli, siamo. Ma non diamoci per vinti, dobbiamo darci una speranza.
    Buonanotte Will, ciao

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