Qualche anno fa pensavo ad un bimbo seduto su una tonda camera d’aria bucata, che rideva per l’aria che usciva e lo solleticava. A modo mio ne scrissi, ma qualcosa mi sfuggiva, e non era l’aria, era il senso dei miei pensieri, come se il pensare dovesse sempre essere utile o compiuto e non un’oziare che guarda attorno ed accumula, dialoga, connette. Nulla di nuovo in tutto questo, dall’Ulysses in poi, il dialogo interiore diventa parte integrante della vicenda umana raccontata, dilatandone il tempo all’infinito.
Se questo dire messo tra dentro e fuori, e non tutto dentro, come il linguaggio che sente, e non tutto fuori come il raccontare ciò che si osserva, è la mia modalità di comunicare, qual’è la sua utilità?
Nessuna.
Non c’è un senso compiuto, perché ho superato la necessità di concludere e la definitività dell’asserzione. Non esprimo tesi e teoremi, ho la sensazione di vivere all’interno di un flusso che si chiama occidente, che ha interessi politici, economici, ma ben di più sociali e personali. E quando si è all’interno di un flusso non si scrive la parola fine, ma al massimo si ragiona e sente con la particella a fianco, si traggono delle conseguenze che valgono per le sensazioni che sollevano: più giuste=sensazione di benessere, meno giuste=sensazione di disagio.
Quindi se le cose hanno senso per ciò che sono e provocano e non unicamente, per la loro utilità, lo scrivere, come il guardare, come il pensare e l’essere sono attività contemplative socializzabili, comunicabili. Non c’è un senso alle cose, perché noi siamo il senso delle cose per come le lasciamo dire, ci facciamo sentire, ci lasciamo amare.
Mi fa piacere essere letto, ma in conto c’è anche il non essere capito, il non essere condiviso, proprio perché non c’è una tesi finale. Solo un fluire e sul fluire non c’è tantissimo da dire se non la direzione: se non interessa, si cambia flusso, si va altrove.
Per quanto mi riguarda il limite e l’opportunità dello scrivere su un blog si racchiude in due canoni:
1. lo scritto è necessariamente breve e può essere denso, o banalissimo, ma almeno dura poco. Solleva e non analizza, si conclude e passa ad altro.
2. ciò che si comunica può essere l’allenamento, la prova, per altro di più compiuto e con un senso maggiore. Ovvero mentre ricostruire una persona attraverso un blog è una operazione che assomiglia a fare un puzzle, la stessa persona se vuole raccontare qualcosa che sia più complesso e compiuto può usare un contenitore unitario: un saggio, un romanzo, un poema, un racconto.
Conclusione: non cercateci troppo senso nelle cose che leggete, guardate le cose, il senso è proprio nel riuscire a vedere.
una tonda, nera gomma
Sulla tonda, nera, gomma, bucata,
tra polvere gialla e pezzi d’asfalto,
un bimbo rimbalza, e ride: per il gioco
e per l’aria ch’ esce e gli solletica la pelle.
E’ notte,
arrivata presto, oltremisura:
tra pensieri e passi, si spegne l’ansia,
i giorni troppo lunghi, le decisioni in fila tumultuosa,
come anatre, che però sanno dove andare.
Un sospiro fondo sparge nell’asfalto, le sensazioni
di questo buio volo
che non finisce e non ha sonno.
Guardo,
il davanzale troppo basso,
il vicolo, la strada gialla,
i lampioni pretenziosi.
Oltre.
Nel sole
il bimbo gioca ancora,
fa argine al nero che monta e invade,
traccia segni di polvere
e ride, mostrando labbra e denti al cielo:
ci è dato ricevere ed
inspiegabilmente leggere, cose
che la sabbia dei giorni non trattiene.
i giorni troppo lunghi, dici.
ogni alba è espiazione.
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chi più di me può capire il senso di questo post 🙂
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un po’ di sana ironia ci salverà, Robertì…che ogni alba sia un’espiazione mi pare una cosa gigantesca, fuori dalla mia portata..di regola le mie albe sono radio capital, il giornale di ieri, mi rendo conto di essere terribilmente banale , ma proprio tanto 🙂
ognuno scrive per motivi diversi, la mia è una palestra, da qui sono partita per scrivere cose diverse, non migliori, ma mi sto allenando a diventare una grande scrittrice 🙂
non so, siamo a giovedi, ho voglia di chiudere baracca e burattini, di starmene in una casa vuota dalle mie ragazzine che se ne vanno in giro, ho voglia di andare a vedere un paio di mostre, qualche film che mi sono persa, scriverò il mio racconto d’ammmore…e tradurrò un piccolo racconto che spedirò a GRANTA ..questa è un passo enorme, i know 🙂
sorridi, willy, continua a scrivere, noi a leggere, nessuno va a Gerusalemme e vissero tutti felici e contenti.
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…E LE COSE
sicuramente sopravviveranno a noi.Ho letto velociiissimamente e vi ho visto questo.Ciao Roberto Willy e tutti i nomi racchiusi in quelle cose.Mirka (alias Bianca 2007)
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troooopo simpatica missminnie!
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L’importante è che scrivi, per te stesso prima di tutto.
Ma anche per chi prova del sano piacere a leggere ciò che scrivi.
Un sorriso stanco ma sereno
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