scontrino

Dal grande giacimento, o discarica come dicono gli amici, della mia casa, emergono due piccole ceramiche incartate. Un biglietto precisa il luogo di produzione: Szczecin. Lo ricordo: era un negozio ad alto rischio di disastro, con ceramiche in pile e scaffali pieni di tejere, piatti, piattini. La giornata piovosa a tratti, indecisa se sfolgorare di sole, come sa fare il clima continentale, oppure virare verso il diluvio, aiutava a permanere. L’impressione era quella di una vecchia europa, dove negozianti tedeschi, non solo ebrei, accumulavano piccole rendite di posizione, scrivevano su grandi quaderni, consunti ai bordi, le giacenze di magazzino, ed annotavano prezzi, diligentemente aggiornati con l’inflazione. 

Molti oggetti carini in vetrina, leziosità per piccoli clienti. Dentro, un piccolo bazar che puntava sulla manifattura locale. Alcune ceramiche erano davvero belle, senza la delicatezza di Maissen o la trasparenza cinese, ma i colori pastello facevano allegria. Rimandavano al thé del pomeriggio, le chiacchere d’apparenza, i biscottini al burro. Lattiere e caffettiere per la colazione del mattino. Cose intime, familiari, giuste per l’uso e per fare casa con decoro e affetto. Adatte a scelte che sarebbero durate, immaginando una robustezza inesistente, surrogata dalla cura. Come tutte le specie di bene.

Mi tornava a mente l’Utz di Chatwin, che descrive una passione, eccessiva come ogni passione, ma che fa emergere la presenza della cultura locale al bello domestico, quasi un odore di intelligenza aristocratica e vitale da chiudere in stanze tappezzate di legno di quercia. Ma oltre Utz, pensavo ai giorni di prima, quelli ante guerra, con vetrine a riquadri e luci gialle. Ed a quelli di adesso, così veloci da imporre altre luci, abitudini e minore attenzione.

Perché quelle due tazzine, siano rimaste e non regalate, non lo ricordo. Forse le avevo destinate a me. Adesso si mostrano, vicino a altri reperti di vita, di cui conservo luogo e ricordo. La differenza tra archivio e discarica è solo questa: nel primo le cose hanno un nome e un pensiero incollato.

12 pensieri su “scontrino

  1. esiste una poesia che lega pensiero e sensualità delle cose, ma è un fatto personale. Chissà come viene visto tutto questo incrociarsi di piccole passioni. 🙂

    "Mi piace"

  2. ANCH’IO
    tengo questa caratteristica e anche provandoci non sono mai riuscita a darmi una spiegazione che sappia di una qualche logica o senso.Poi arriva un tempo che capisco perchè e mi si afferma l’istinto per non avere buttato “quelle” cose.Io che regalo o butto via anche il documento di separazione! Stranezze di sempre con le quali ci convivo senza farmenene un problema.
    E’ scritto con alta qualità,questo post e non posso che lasciare il mio più sincero apprezzamento.Scritti così capitavano nel tempo di Proust.Bianca 2007

    "Mi piace"

  3. Come non dare ragione a Bianca? Signor mio lei è uno strano tipo di snob dal gusto squisito e dalle parole sostanziali che ne aprono altre in una ricerca infinita ( Proust?)

    "Mi piace"

  4. … però per me queste “estrazioni da giacimenti casalinghi” stanno diventando inquietanti , perché segnano il troppo tempo dietro le spalle. comincio a far fatica a riposizionarmi in questa linea del tempo. forse hanno ragione quelli che dicono “che grossi farebbero se riuscissero a venderci l’oblìo”. o forse no, in questo rimeditare i segnali lungo il cammino della nostra vita sta proprio l’unico senso.( Willy! ma annamo a magna a Trastevere! )

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.