File, decine di file di alberi piccoli, allineati in ettari che muovono verso il giallo dell’erba secca. Alberi bonsai. Adesso. Ma questi cresceranno penetrando le culture a cereali e i campi da fieno. Una testa di ponte. Decisa, ordinata, come una testudo romana pronta alla battaglia. E a vincerla.
Tra Piazza Armerina e Pergusa, le colline sono fitte di boschi. Conifere, eucalipti, querce, sottobosco. Si sta ricreando una foresta che un tempo doveva essere ovunque, ma il verde da legna finisce alle porte di Enna bassa, poi da Calascibetta, Carloforte, si scende verso Catania per strade interne e prevale il giallo dell’erba e del cereale, gli spazi regolari di marrone sono terre dissodate da aratri recenti, gli alberi sono a guardia dell’ombra delle case. Da Catenanuova cominceranno gli agrumeti, un mare verde, aereo, uniforme come un velluto che si sta per posare sulla campagna.
L’impressione è che sia il verde degli alberi ad invadere. Che il giallo sia pacifico, nel suo stendersi fuori dalle masserie, che i raccolti di cereali abbiano menti diverse, più apprensive e legate al giorno, mentre quelle legate all’albero siano più projettate in avanti, legate, come sono, alla certezza del permanere dell’albero ed alla sua cura ripetuta. Una linea di demarcazione netta tra due modi d’ essere agricoltori ed intendere la vita. Immagino che la notte di questi contadini diversi abbia pensieri diversi, attese differenti che si vedranno nel giorno. Sembrano colori, ma in realtà è l’uomo che dipinge il mondo governato e si immerge nel colore che crea, lo valuta, ne conosce prosperità e sofferenza, lo porta nella sua vita, pensando giallo o verde. Ma sono fantasie, pensieri da strada tortuosa, mentre salgo verso Centuripe.
Il giallo, ad ovest, si stende su cumuli che sono colline, tumuli di giganti, qualche calanco grigio, piccole macchie di fiori su un terreno da guerra senz’armi. I mercati determinano, suggeriscono, impongono. Il giallo si difende, il verde attacca e sembra prevalere, sul versante occidentale dell’ Etna è così, ma in realtà, continueranno a convivere, è il giallo quello che ha mutato il mondo e l’uomo lo continuerà ad imporre, semplicemente perché il cereale gli ha tolto la fame e continuerà a farlo.

Anch’io tra i campi, sulla strada tortuosa, con gli occhi pieni di verde e di giallo e di luce.
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CARINE
le tue considerazioni su una terra che conosco ahimè e purtroppo solo per lavoro.Un saluto veloce da una lavoratrice pigra.Bianca 2007
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La cosa che mi fa più impressione è che leggendoti compio un viaggio diverso e nuovo. Io che i luoghi che descrivi e attraversi conosco pietra per pietra. Evidentemente la comunicazione quando è seria insegna e produce conoscenza.
A proposito, A Catenanuova quasi all’ingresso del paese dove inizia la strada “maestra” c’è un buon bar con ottimi gelati e granite. Non puoi sbagliare è il più grosso della zona.
Quando sali sull’Etna? Per ora sfumazza…
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mi stai parlando di Daidone, a Catenanuova, Enzo. La più buona pasta di mandorle tra Enna e Catania e fornitore del Papa. Sorrido a pensare alle storie di questi paesi, a come me le raccontano. Di Centuripe e dei suoi artigiani che fanno vasi greci “originali”, sarebbe bello parlare, Come pure della strada che scende verso Paternò, dove basta allungare il braccio per avere un arancio lungo la strada. Oppure dell’impressione di Leonforte con il suo palazzo baronale, della sua pesca fatta maturare nei sacchetti, di un gusto assolutamente unico e del lago Pozzillo sulla strada di Agira, con il suo lido, mentre attorno la campagna è assetata. Fuori dalle autostrade c’è un mondo bellissimo, molto umano.
Purtroppo sono già tornato, a settembre e forse prima, sarò ancora da quelle parti
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