le buone notizie

Non esiste un diritto alla felicità. E’ una panzana inventata dalla mia generazione che considerava il mondo a disposizione dell’uomo. Che confondeva felicità con piacere, stato con sensazione. E per condividere e rassicurare se stessa, questa generazione l’ha raccontato ai propri figli, ne ha fatto oggetto di crescita economica, ha assicurato che si può essere realizzati e felici.

Qualcuno dirà: ma esiste nella costituzione degli Stati Uniti il diritto alla felicità, e pure nel Butan c’è un indice che misura la crescita della felicità accanto a quella dell’economia. Ma vi pare siano particolarmente felici negli Stati Uniti, oppure nel Butan?

Esiste la fatica della conquista della felicità, le condizioni che la possono rendere vera. Per poco. Quanto basta a motivare lo sforzo e riprovarci.Esiste un bisogno di felicità, un percorso tendenziale, a volte tangente, una spinta a ripetere qualcosa che affonda nel bujo del nostro ricordo. Ed è rosso, caldo, avvolgente, ed immoto, eppure, al contempo, è dinamico, muta di luce e colore, prova brividi e sente. Sente tanto intensamente da perdere nozione del tempo. Ma costa fatica anche se è gratis, è lavoro su di sé senza risultati apparenti, che a volte sfocia, senza motivo apparente, nella pienezza. Non ha a che fare con l’amore, può accompagnarlo, ma è disgiunto. Neppure con il piacere c’entra molto, a volte coincide, ma è un caso.

Non c’è un diritto e saperlo costringe a scegliere, a rimboccarsi le maniche, predisporsi. E soprattutto ritagliare la felicità alla propria misura, cercarla in ciò che si avvicina a noi. La felicità, come il dolore, è un percorso alla conoscenza di sé, per questo non è un diritto ed è un lavoro che non finisce.

p.s. Buon compleanno Bob, abbiamo idee convergenti sulla felicità.


19 pensieri su “le buone notizie

  1. bè, già il termine felicità fa danni—

    imbevuti come ormai siamo del dovere dimostrare di essere felici, questa felicità coattiva (soprattutto nelle festività) è devastante

    a misurarci l’un l’altro sul chi è più felice in base a patetici standard propinati da spot televisivi

    per me felicità è uno stato di coscienza, non un raggiungimento materiale, un qualcosa da mostrare ad altri orgoglioso

    la felicità sono attimi, non uno stato perenne—

    vero, ha a che fare con l’Amore, anche, soprattutto per se stessi, direi

    nel senso che i momneti in cui si è se stessi sono quelli in cui è più vicina a noi la felicità

    almeno questa è la mia personale esperienza della cosa

    S

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  2. però io preferisco l’idea dell’essere felice che quella bella pastetta guidaico-cristiana per cui provare felicità, godimento, è sempre una cosa border line..sei sempre a rischio diavolo, sempre con un piede sul rogo…quindi meglio gli Stati Uniti che ti danno diritto ad una cosa bella, che ti fa star bene : lo sappiamo che la felicità dura un paio d’attimi e poi scivola via, ma poi ritorna, sempre. come il natale e il panettone Motta :).

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  3. La felicità per me non è un percorso..se lo fosse, difficilmente potrei sorprendermi qualora mi attraversasse. La serenità, io vedo come percorso.
    La felicità corre su flash, giusto il tempo di addentarla..non da il tempo di farne una scorpacciata..ma quel solo mozzico,quella briciola, lascia un sapore buonissimo e il retrogusto persiste nel ricordo.
    Il bello della felicità, io lo trovo nella sua cattura ..in quel breve spazio di tempo in cui la gioia mi assale inaspettata, sorprendendomi.
    un caro saluto
    Vera

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  4. Il percorso è la preparazione, l’attesa alla felicità, che è vero, dura un attimo, ma si deve leggere, accogliere. Proprio perché non è un diritto.. Credo ci sia una paura della felicità, perché è un elemento che scardina il tempo, lo ri ordina in un prima e un dopo. Si ricorda e il ricordo ne provoca la ricerca. Hai ragione, la felicità sorprende, sembra sconnessa rispetto alle premesse, la mia tesi è che noi ci prepariamo alle piccole o grandi felicità attraverso un percorso di lettura della nostra dimensione, dei nostri desideri, delle attese che costruiscono un risultato. La stessa serenità, assieme alla leggerezza e semplicità, per me essenza del vivere, sono contenitori di possibili felicità. Lampi per durata, non frutto del caso. La similitudine che mi viene in testa è l’opera alchemica, dove il risultato non è il piombo che si trasforma in oro, ma l’individuo che cambia se stesso con il percorso.
    Buon pomeriggio Vera e a tutti i viandanti

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  5. personalmente posso affermare che la ricerca della felicità non è lo scopo, non è nemmeno la speranza della mia vita
    cerco la vita tout court, con tutti le sue contraddizioni, con il bello e con il brutto
    incrocio la felicità, che regala attimi intensi, ma non mi soffermo, è solo una tappa e dietro l’alngolo c’è altro
    vado avanti, questo sì
    e lo faccio senza pesanti bagagli di memoria
    perchè la curiosità di quel che sarà è più forte di quel che è già stato
    non sono immemore, relativizzo, perchè lo scenario e le persone cambiano, mentre cambio anch’io
    senza accorgermene, però, c’è traccia di quel che è stato e preferisco il giorno prima della felicità, a quello successivo
    forse mi piace soffrire 🙂

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  6. CARO BOB
    che con coraggio accettò l’ostracismo dell’imperante mercato e lo “sconcerto” dei suoi fans che a “simbolo” mitizzato di un percorso destinato alla “fossilizzazione” dichiarando con la famosa intervista del 1964 che NON AVREBBE SCRITTO PIU’ CANZONI DI ACCUSA! E chiarì il motivo.(…C’è un mucchio di gente che fa canzoni d’accusa.Accusando tutte le cose sbagliate.Io non voglio più scrivere per la gente.Portavoce ma solo di un me stesso.Delle cose che mi vengono sall’interno,spontaneamente.Così come cammino e come parlo.E per far questo,debboscrivere come facevo a 10 anni…Mi sono guardato attorno e ho visto tutta questa gente che stava accusando la bomba.Ma la bomba sta diventando una seccatura,perchè l’errore va molto più in profondità della bomba.L’errore è che troppo poca gente è libera.La maggior parte di quelli che vanno in giro sono legati a qualcosa che non permette loro di parlare,in realtà,così non fanno che aggiungere la loro confusione al pastioccio generale…L a J.Baez si preoccupa che qualcuno si impadronisca di me e misfrutti.Ma io sono “cool. perchè non mi importa de denaro e simili,sono cool perchè ho subito abbastanza trsformazioni per sapere che cosa per me è reale e che cosa non lo è.La gente crede di conoscerti,credono di sapere chi sei e dirre questo da chi è incatenato non mi fa sentire d’essere con loro…così mi ritiro)
    BUON COMPLEANNO,ALLORA E SEMPRE,CARO BOB,dal profondo di un cuore che per vocazione si è realizzato al suo meglio quando era nella felicità senza mai scappare dalla lotta quando c’era il motivo per farla e ESSERCI.Bianca 2007

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  7. Come per il sabato, ovvero l’attesa del dì di festa. Non credo ti piaccia soffrire, non mi pare da quello che dici di te. Anzi. Mi rendo conto che il mio ragionamento parte da un preteso diritto, che per me non sussiste, e da una esistenza che ognuno coltiva come meglio crede. La preparazione alla felicità, altro non è che la vita consapevole, ovvero fare ciò che si vuole fare.
    Sintetizzo N. ragionare è fatto di parole, ascolto e qualche silenzio, di questo si parla bene tra amici quando c’è conoscenza reciproca e ci si svela, altrimenti il rischio è sempre quello di parlare all’impersonale. Non è il tuo caso. 🙂

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  8. ebrei sono ebrei..cattolici noooo…sono wasp 🙂 a noi tocca il papato, e tutti i peccati del mondo. grande felicità..veramente sfrenata 🙂

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  9. i padri pellegrini erano battisti, ovverossia calvinisti. Nelle leggi degli stati, non è stata ininfluente la loro presenza, reati legati al sesso compresi. Gli ebrei sono una minoranza, arrivata dopo. E’ mia intuizione, e quindi vale per me, che quel paragrafetto sul diritto alla felicità possa nascere dalla concezione sulle opere come percorso salvifico da un lato e sulla grazia come dono di dio dall’altro. Però mica volevo parlare di questo. La chiesa ci obbliga molto in politica, nella morale, ecc. ma alla fine se perseguire o meno ciò che ci piace dipende da noi. 🙂

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  10. …”Perché non sono di per se stessi i banchetti, le feste, il godersi fanciulli e donne, i buoni pesci e tutto quanto può offrire una ricca tavola che fanno la dolcezza della vita felice, ma il lucido esame delle cause di ogni scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizionamenti che sono per l’animo causa di immensa sofferenza…” [Epicuro]

    alto e basso. consapevolezza 😉

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  11. La felicità va conquistata, a volte non
    basta una vita per avere il tempo di
    assaggiarne almeno un pezzetto.
    Grande Bob, l’eterno menestello.

    Con simpatia
    Mistral

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  12. Sono convinto anch’io che la felicità abbia bisogno di partecipazione attiva e che assaggiarla dia una dolce dipendenza.
    Buona serata Mistral, da queste parte il vino è generoso, a volte più degli uomini basta non confonderlo con altro

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  13. Tra vivere seguendo un flusso e nuotare, solo il secondo toglie sofferenza al sapersi. Tra alti e bassi, sapersi, apre alla felicità, momentanea e ripetuta, ben distinta dal piacere.
    Buon giorno Asp 🙂

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