Governare sé. Con il capire profondo, fatto di silenzi che cavano parole per riconoscersi.
Guardare dentro e trovare la libertà. Metterla davanti ed allora dire di no. All’unisono, tra dentro e fuori.
Tutti i no necessari, non per capriccio o convenienza, quelli sofferti e quelli sereni. Con incompreso amore, dire.
Nel sole del primo pomeriggio, davanti alle alpi Giulie. Arena morenica, magredi, ultime tracce di neve. Alle spalle: voci, parole piene di vocali che si aprono, intercalare di bestemmie senza intenzione. Qui dio è di casa, non si stacca dalle vite.
Il maglio ritma colpi sordi, dentro il capannone. Batte cuore possente, parla di fatiche. Arriva al bar, dove le parole parlano di fatiche. A volte ridono, ma il riso è rappresentazione, attende il consenso di chi ascolta, ed intanto trattiene il respiro. Poi ancora, fiotto, nero, di sangue usato e rappreso, le nuove fatiche narrate.
Epiche.
Presenti.
Future.
Ad est la vita dei campi s’è trasferita in fabbrica, portando con sé la religione della forza e della fatica, l’istinto di piegare qualunque cosa si metta davanti alle braccia. Pasolini era nato poco distante, sapeva che la fatica si compie anche sui libri. Pervicacemente capire, piegare, penetrare, disfare con dita grosse e gentili, rifare. Come piantare una pianta da orto: scegliere il sole e l’ombra, il riparo dal vento. Crescere, provando, riprovando e il raccolto verrà.
La religione del fare. Dal bujo dei secoli a Pasqua, nella messa dello spadone, il prete alza al cielo il simbolo di guerra. Lo mostra e lo offre. Una guerra per forza, come il lavoro, come lo studio, come la cultura. Non c’è velluto, né morbidezza, ma poesia sì, in questa eterna lotta che strappa il vivere ai giorni. Mai arrendersi, riposare per ricominciare.
E l’uomo si identifica con la fatica. E’ fatica.
questa è poesia
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Oggi ci hai messo di fronte ad un Caravaggio. Fasci di luce che inquadrano ed esaltano le facce rubizze e stanche fiere e attente che altercano tra il serio e no all’osteria,più che al bar. A Roma sarebbe alla “fraschetta” , dove non di fatica e lavoro ma di donne e d’onore si scambiavano occhiate bestemmie e coltellate. Tu dipingi con l’anima parole .E scolpisci sentimenti e vita ,vissuta e faticosa.Vera come quell’aria pulita delle tue montagne .
E’ da tempo,inoltre, che modestamente, penso che Pasolini sia stato un precursore profondo e disatteso, inviso al potere e alla cultura imperante. Ieri come oggi.Sul piano inclinato della storia scivola purtroppo incolpevole il peggior crimine mai commesso: l’assassinio consapevole della coscienza.
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Mi sento piccina piccina ad “ascoltare” il
pensiero che sempre mi tiene incollata a stupirmi.
La vita è fatica.
Serena sera Willy
Mistral
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E’ un piacere sottile leggerti..mi ritrovo e mi costringi a ritornare spesso indietro nel rigo, per capirti..o meglio, per entrare e assaporare il senso delle tue parole.
Sei di intensità strabiliante, e non è piaggeria la mia.
Sono felice d’averti incrociato tra i miei passi.
Ciao
Vera
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Grazie Vera, i tuoi complimenti mi fanno arrossire 🙂
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