C’è un gioco che frequentano i sognatori, i silenti, gli ottimisti ed è quello di far incastrare le tessere di un puzzle immaginario che hanno in testa. Non si accontentano della realtà, vogliono leggere gli occhi, trovare una traccia profonda della persona in una fotografia, misurare un pensiero per trovare corrispondenze. Immaginano perché non s’accontentano della realtà. Spesso prendono cantonate, forzano qualche tessera dove non vuole entrare, sono pazienti nel ridisegnare, disposti a riconoscere gli errori, vorrebbero cambiare il disegno, ma soprattutto non smettono. Eppure la realtà la conoscono bene, non la rifuggono, il tangibile piace, è necessario, ma oltre c’è questa sensibilità che non si sazia, che ha bisogno d’altro, che scava nelle persone perché non s’accontenta di superficie.
Mi soffermo a guardare una fotografia con attenzione, ascolto come mi parla, collego parole, fatti che si ricompongono e mi pare di capire. Non capisco mai tutto, è un processo che gradatamente mette a fuoco. Prima si indovinano i tratti essenziali, poi, via via, i particolari; è come se il superficiale e fugace diventasse più intenso ed indelebile. Che avesse bisogno di radicare per capire. Le ore della notte sono propizie, i pensieri sono onde lunghe che accompagnano verso la quiete, anche le sensazioni acute si ricollocano, così le gioie ed i dolori. Come se tutto restasse aperto e più lieve, in attesa di essere meglio assimilato. E’ il contrario della velocità, è il tempo delle persone che vive di occasioni, ma non è tempo da consumare.
Bisogna mettere da parte i cassetti in cui si collocano sbrigativamente i tipi umani, sfumare il mi piace, non mi piace, il bianco e il nero, sentire la differenza, il colore interiore, i mezzitoni. Studiare un volto, un gesto, un’emozione e collocarli su un tono di voce. Cercare di sentire cosa dicono le persone davvero, non solo l’immagine o le parole. Dov’erano i pensieri, cosa sentiva chi veniva ritratto, l’anima dov’era? Immaginazione e sensazioni. I sentimenti opposti trovano collocazione, insieme, come fosse tutto mescolato e si dovesse estrarre, dipanare per trovare una cifra profonda.
Lascio che la sensazione di capire meglio mi entri dentro, conservo il dubbio d’aver capito, ma non fa male, non tocca l’attenzione che esercito. Non è più neppure un gioco. Di sicuro si svolge in un campo affascinante e difficile. Sarebbe bello poterlo confrontare, ma quasi mai è possibile. Manca l’unità di tempo, spazio e luogo. Si può aggiungere l’asincronia, e tutto converge verso l’impossibilità di comunicazione.
Pensieri notturni bevendo tisane scadute. Cose da sognatori, da sensitivi, da ottimisti, attività da perditempo, poco utili, se non a sé.