Quell’estate fu piena di eventi straordinari. Arrivò una bibita nuova che era quasi un’aranciata, solo che si faceva in casa, con le polverette idrolitina. Col doppio della dose sembrava san pellegrino. Se non scoppiava il bottiglione, frizzava come le caramelle, nuove, nuove ed altrettanto pizzicose. Un motorino fu completamente smontato e rimontato, non funzionava prima e non funzionò poi, in compenso uno dei meccanici se ne innamorò talmente tanto che comprò le quote degli altri per procedere in proprio. Dell’amore sbocciato, ne fece poi una discreta azienda metalmeccanica. Mangiavamo panini di salame e olio motore, l’acqua e la sabbia non bastavano a togliere il nero dalle unghie e dai tagli. Ma la morchia non è male se si ha fame di salame. Con i soldi ricavati s’acquistò un giradischi portatile, usato, a valigetta, con valvole EL82 , 2.5 watt, rigorosamente mono, però la testina leggeva anche i dischi stereo. Comprammo anche un disco di un complesso inglese, assolutamente nuovo. Fu un formidabile strumento di attrazione sessuale. Solo attrazione. I vestiti erano svincolati dai calzoni corti, polo e jeans, argentine tagliate per i coraggiosi. Lo scollo a barchetta, un sublime oggetto del desiderio, imperava tra le ragazze. E chinati, chinati perdio, che vediamo. Pensieri a fior di labbra, tifo da stadio trattenuto a malapena. Le sfrontate avevano abbandonato la sottoveste, qualcuna aveva reggiseno a balconcino. E i desideri erano rigorosamente di genere, i maschi da un lato che ostentavano avventure sognate, le donne -che già a quel tempo parlavano tantissimo tra loro, di cosa parlavano poi?- dall’altro. L’incrocio dei desideri, mai sufficientemente indagato, si attestava su grovigli di romanticismo, voglia di potenza, paura d’impotenza, concetto poco chiaro del limite – come si fa, sei sicuro? e se non vuole?- necessità impellenti. Quest’estate, perdio, non deve finire mai, è da correre a perdifiato. Ma dove? e perchè, con chi? Non importa, basta correre. Le notti. Nasceva il gusto delle notti. L’eroismo della notte, lo sforare ogni limite di sonno, con il vino allungato con la gazosa, la bocca impastata dalle sigarette al mentolo, i tavolini notturni della città arroventata, la coca cola, il mottarello. Parlare di tutto, di niente, nelle notte trascinate oltre il confine della mezzanotte, mezz’ora a sera, a settimana, fino all’una, le due, le tre. Conquiste tangibili, definitive. Stremati dal sonno il giorno dopo in piscina, ebbri di sole, di caffelatte, di cloro, di costumi rossi, blu, rosa confetto. Le giornate lunghissime, pigre, le letture, il primo playboy, il secondo. Si vede tutto. Quasi, non il pelo. E’ incredibile, ma sono davvero così le americane? La tenda, le scatolette, il fuoco sulla schiena: stanotte non si dorme, non potevo girarmi, si vedeva, eccome si vedeva. E lei lo sapeva.
Di quell’estate ho tutto e niente, un insieme di righe scritte con la Pelikan, con lo stesso corsivo di adesso, la lettura furiosa di Pavese. Ma perchè non c’era il Po da noi, perché era a Rovigo, che cazzo serviva il Po a Rovigo, e perchè di Torino ci dicevano ch’era un postaccio dove al massimo si emigrava? L’estate è un fuoco d’artificio, vammi a prendere 5 nazionali, e non fumare che ti fa male, e perchè tu fumi, perchè sono grande e tu sei un ragazzo, un bocia, non lo sai che io andavo nei casini? Non è vero. Va bene entravo solo, non mi lasciavano consumare, solo vedere. Però vado a puttane. No, a me le puttane non interessano, non mi piace, però racconta, dai, racconta.
Bel post di ricordi giovanili. Io adoravo il vino con la gazosa. So che è un a bestialità, ma mi piaceva tanto.
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ah le madeleneis…dolci i ricordi, depurati dalle cose brutte che sono scivolate via , lasciando piccole cicatrici ormai sbiancate..
che dire? ognuno ha i suoi ..del 1963 non ne ho..avevo 4 anni, troppo piccina.
i miei iniziano più avanti..il primo viaggio in inghilterra estate di terza media, anno 1971 o 72, non so..
ciao roberto, buona giornata..che il presente e il domani ci aspettano.
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Questo post è un viaggio in treno. Stare seduti, comodi quanto basta, e lasciarsi cullare da un ritmo mentre un quadrato di luce ti invia schegge rutilanti di vita,
Microesplosioni di profumi, fra cui il più intenso ha il brutto vizio di sparire troppo presto.
Ahi come passata sei cara compagna dell’eta mia nova…
(lo sai che questa poesia non riesco a leggerla in classe? Mi s’incrina sempre la voce ed evito. E dire che è una delle mie preferite)
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la ricordo quell’estate e a fiotti mi sono tornati suoni sapori e odori
grazie, marina
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Bel post, ricco di una malinconia maturata per quella parte del passato avvolta misteriosamente in una macchina del tempo dei ricordi, ne affiorano le sensazioni ne affiora la malinconia per non poter viverli più.
A volte l’importante è avere dei bei ricordi.
Willy ti leggo sempre 🙂
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Grande Willy.
Ma perché ci ostinavamo a torturarci le mani con cose terribili per mandar via la morchia?
Bastava solo un po’ di olio d’oliva.
(e sarebbe stato indice di saggezza senile, ahimè)
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