l’astrologo dubbioso

 

Sono una persona razionale.

Da giovane ho studiato fisica, matematica e chimica, impianti industriali e scienza delle costruzioni, le meccaniche dei rapporti sociali e la storia, per questo sorrido quando qualcuno vuol predire il mio futuro attraverso gli astri e il mio segno zodiacale.

Leggo come dovrei essere, nel mio nascere nei gemelli e col mio ascendente ariete. Ma è un insieme di caratteri così largo che ci possono stare tutte o quasi, le mie nature concorrenti. Quelle sì le conosco bene, ma dipendono da me e magari potessi dire che qualcuno le ha determinate.

Continuo a leggere e colgo altre somiglianze, allora mi chiedo se sono io che mi adatto alla descrizione prendendo ciò che conosco di me, oppure davvero quelli nati da queste parti dell’anno erano già indirizzati.

Ci penso, mi guardo allo specchio e vedo il solito libero arbitrio integro, le contraddizioni intatte con l’età, le scelte, magari difficili, a disposizione. Mi dico che se non fossi libero, avrei fatto molte corbellerie in meno, che tutte le mie certezze sarebbero più povere. Però…

Non credo alle predestinazioni, però la mia povera conoscenza è piena di limiti. Ho bisogno di attaccarmi al razionale per giustificare le mie scelte ogni giorno, per tenermi assieme col presunto collante della terreità. Quando penso alle scelte forti fatte in passato, le devo confermare col presente e non posso chiedermi se era davvero giusto, quando ho chiuso rapporti, fatto star male gli altri. Il torto doveva stare tutto da quella parte e non posso mettermi in discussione nelle scelte di allora perché se guardo avanti, vedo il futuro restringersi e così devo consumare il presente come se questa realtà che tocco, mi dà gioia o mi dispera fosse l’unico orizzonte. Per questo mi racconto la storia del razionale elevato a dio del reale: per restringere il campo di scelta, anche se so che non è vero e che ciò che tocco esaurisce solo una piccola parte della realtà. Avevo torto, almeno in parte, quando decisi di tagliare, non ho volli capire almeno quanto non sono stato capito, c’erano altre vie, ma non le ho volute percorrere. Allora fu così e si ripeterà ancora, ma se lo riconosco, ho bisogno di abbracciare un reale più vasto per collocare le mie ragioni relative.

Ed allora penso a ciò che ho dentro e che non è razionale, penso alla materia dei sogni, a quello che esiste nella mia vita e non comprendo, ai sentimenti e alle passioni. Penso che sono fortunato a sognare e che mi alimento di questa capacità per essere reale e fare ciò che non conosco.

Solo lo stolto vive nei sogni, ma chi ha entrambe le possibilità, il giorno e la notte, si pone il dubbio che la realtà sia più larga del suo cervello e che non sia tutto così netto e spartito.  Il mondo che si esaurisce nel tangibile è ben più povero di ciò che vivo e se accolgo il non razionale, come l’astrologo dubbioso, ho più paura, ma sono più ricco di vita.

E allora mi pare un limite grande non sognare.

 

 

 

6 pensieri su “l’astrologo dubbioso

  1. E’ un limite.
    E’ il LIMITE, per eccellenza.
    Persino nella storia le cose migliori si sono mosse partendo dai sogni e se non sono giunte a giusto compimento non è certo per colpa dei sogni di partenza, piuttosto della limitatezza della realtà umana.

    "Mi piace"

  2. Sai Roberto, è che noi siamo gli eterni guelfi e ghibellini, il bene tutto da una parte e il male tutto dall’altra. Arriviamo da lì, cerchiamo un campo dove metterci e pensiamo di difernderlo a singolar tenzone. La vita non è poi così, siamo stati a volte guelfi a volte ghibellini, abbiamo sognato , chi più chi meno, siamo rimasti attaccati alla terra quando era l’unica cosa che ci permetteva di sopravvivere. Non è pensabile che difronte a nostre scelte non soffra nessuno, l’agnello di dio non siamo noi. Soffrire fa crescere, pure i bambini soffrono per un no , ma senza quei no rimarrebbero eterni fanciullini.
    Ho sognato , inventato, immaginato le mie bambine dentro il mio utero : sono sogni bellissimi, è la proiezione di te, ma che sarà diverso, è una tua metà più la metà di un estraneo che si fondono in una persona ancora diversa : che altro sogno può essere più grande?
    Gli uomini non merita sognarli : li si tocca, danno più soddisfazione in carne che in spirito 🙂

    "Mi piace"

  3. SONO
    molto umane le tue riflessioni e d’Adulto che si dibatte tra i dubbi che la ratio impone e un “percepire” l’infinito “altro” che l’uomo vivo e non accomodato intuisce possa esserci.Caratteristica del gemello è la dubbiosità (razionale) vestita da Peter Pan.Vero.Eppure io che sono di Terra e con molte valenze arietine mi ci trovo benissimo nel tuo pensiero.forse solo con una differenza.Non contrasto gli eventi che continuano a formarsi e al di fuori della mia volontà,chiedendomi il perchè o il percome,ma provando meraviglia e allegro stupore per quell’infinito che mi porto dentro come cellula di quell’universale cosmo pazzo-ordinato che tutto governa frammenta unisce.Magnifica la scelta di questo Satie! Meditazione che,pur non facendo percepire chiaramente tutti i suoni intona dinamiche in quei rapporti che causano timbrature diverse ad ognil inea nel continuo desiderio di riascoltarlo.Bianca 2007

    "Mi piace"

  4. noi siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni si diceva in una tempesta e più giù dove il caldo arriva e le navi partono verso terre impensate, che la vita è sogno. non credo che ci sia bisogno di spiegare sempre tutto, risposte portano a nuove domande.
    ma quand’è, quand’è che sei diventato ancora più vecchio? il 31 proprio? dimmi quando quando quando che un ehilà vecio non te lo toglie nessuno!

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.