l’aereo di carta

 

Il mio piccolo aereo di carta non vola,

s’ appoggia svogliato sul vento,

e neppure si sforza:

uccello senza senno, è immeritato custode di folate.

Così si finisce ovunque, non c’è destino allegro, forse

è stanchezza d’aver udito troppi canti viandanti,

o l’ebbrezza del nuovo che guarda e non si posa.

Mentre mio è il sogno dei vecchi piloti,

divenuti elica che scava nel cielo

 e sfida per la sorte nell’ebbrezza d’una nube:

avrà ancora una carta in più, la vita?

Perdono i vecchi piloti,

mentre ruotano col passo dell’elica,

il loro bicchiere resta nei bar degli aeroporti

assieme all’odore di tabacco forte;

perdono solo le sfide impossibili non vinte,

ma lottano con forza di vecchi,

stanca e sapiente, quanto basta per beffare la morte, solo un po’.

E intanto il mio aereo di carta non impara a volare,

s’ appoggia al vento,

godendo una primavera che non merita.

 

 

 

6 pensieri su “l’aereo di carta

  1. Ma chi è questo numero uno?
    Si vede con non guardo mai la tv eh?

    “Per fare gli origami bisogna essere rettore dell’università….” ahahhahahh

    Belle le tue frasi malinconiche…buona giornata di sole, Willy, oggi è ufficialmente estate!

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  2. Per B…

    I piccoli aeroplani di carta che tu
    fai, volano nel crepuscolo, si perdono
    come farfalle notturne nell’aria
    che s’oscura, non torneranno più.

    Così i nostri giorni, ma un abisso
    meno dolce li accoglie
    di questa valle silente di foglie
    morte e d’acque autunnali

    dove posano le loro stanche ali
    i tuoi fragili alianti.

    Attilio Bertolucci

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