Dovrei sapere dove collocarmi, invece metto passi in fila come le formiche. Ciò che m’assomiglia nell’andare è questo meridiano che percorro da nord verso sud. E all’inverso, incessantemente. Nella testa gli odori di timo e di cannella, nei polpastrelli, licheni che trattengono l’odore del sole come i condannati.
Si uscirà dalle linee virtuali, se ne riconoscerà il limite.
Intanto è piacevole vagare tra il grigio e i colori pastello. Così le sensazioni si sovrappongono ed emergono singolarità inaspettate: sono il terreno su cui camminare a piedi nudi.
Non lo senti come risuona andare: è una parola che oscilla dentro e chiede di ascoltare. Soprattutto ascoltare.
E non c’è obbligo all’ andare, è solo un motivo per cui si potrà tornare.
e buona Pasqua, ch’è tempo d’aprile, mese che canta già nel nome
ciao
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ma ci sono io qui dentro!
e non nelle parole… ahahahhaha
fatico a crederci 🙂
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