Vorrei circondarti di furia
come usa il mare,
scuotendo le membra riottose
nell’inverno della sua giovinezza.
Vorrei sferzarti d’aria,
rilucendo ogni palpito nervoso,
e blandirti nel rovescio
perchè tu non capisca il tuo senso.
Vorrei farti desiderare la corsa
di piccoli animali gelati
che trovano e cercano
nuove nascoste identità.
Vorrei ribollire come acqua e sale
e bruciare e spegnere,
avvolgere e strappare
sino alla quiete.
Sino alla quiete
che accarezza ciò che s’abbandona,
e illude il sole
perchè non segua il giorno.
Sino alla quiete…
Oh si, il capovolgere ogni verso, logica, orlo e ragione.
Sino a non esser più, sino ad essere solo la quiete dell’essere.
Un momento, prima del giorno, in cui tutto è fermo e possibile e senza forma.
…perchè il giorno, dice salinas, allontana gli amanti riportandoli al mondo e il mondo non è degli amanti…
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Come fai a mantenere un animo artistico e sensibile nonostante il tuo lavoro che è l’opposto dell’artista?
E’ una cosa curiosa sai?
Molte persone, ad esempio gli ingegneri, dopo annid i studi e successivamente di lavoro, tendono a diventare sempre più inquadrati, come se il lavoro condizionasse il loro carattere.
Tu invece no, sei sempre ricco di tante belle cose da raccontare o interpretare.
un saluto!
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