La scossa venne con uno sciacquio d’acqua, poi sabbia a correre sul muro, e il tempo rallentava con il pavimento che non stava fermo. Mia madre andò nel posto più pericoloso della casa, e comincio ad urlare i bambini, i bambini, abbassando la voce che diventava lamento. La guancia le fece male per giorni, ma non c’era altro modo per smuoverla e neppure vide la mia mano.
Quella sera mi venne a mente mio padre che tranquillo diceva, chissà che venga il terremoto. Intendeva per abbattere le superbie, ma non era così. Anche lui lo sapeva. A questo pensavo mentre scendevo gradini instabili e spingevo tutti. Era appena iniziata la notte e sarebbe stata lunga. Mesi e mesi fino ad oltre l’inverno, con l’impotenza di far finta di niente, aspettando finisse.
quelle scosse sono capitani di bastimento.
le altre possono ritrovarsi a banchettare attorno alla stessa vita facendo guai
ma i danni
beh quelli bisgona conoscerli davvero prima di citarli come un eufemismo. e io per prima sbaglio dicendo di tante cose , che tragedia, quando invece manco so cos’è, per mia fortuna, la tragedia vera e non quella inscenata.
(bel post)
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Quando un vuoto si spalanca nella mente,
l’animo si perde e lo sguardo trema.
La scossa non ti lascia neanche un attimo
pensare.
Ciao Caro Willy
Mistral
Ps
Sono stata realmente testimone
di quell’ orribile serpente che attraversa
in un baleno la terra.
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Questa tuo far riemergere cose scritte da tempo, è impagabile. Ti sono debitore 🙂 e sei davvero cara, Mistral.
Il terremoto di cui parlavo era quello del ’76, abbastanza vicino alla mia città, anche se non devastante. Ed hai ragione, la forza dell’imprevisto svuota la mente, fa emergere il terrore animale e l’incapacità di reagire.
Buon fine settimana Mistral
p.s. se parliamo dello stesso sisma non abitiamo distanti, ci sarà il sole e l’aria è ancora dolce
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Buongiorno Willy, mi piace provare a conoscere
una persona possibilmente dall'”inizio”.
Considerato che scriviamo su un diario virtuale,
mi cimento a “scoprirti” poco a poco.
Il terremoto di cui sono stata testimone (anche se non
proprio dentro il mostro), è stato quello del sei aprile
2009 a l’Aquila.
Ero ospite da amici in un luogo vicino.
Esperienza che lascia l’anima allo sbando e il corpo
in un lungo tremolio.
Grazie della tua presenza
Buon fine settimana
Mistral
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Virtuale, reale, la distinzione non può essere affidata al sentire perché queste membrane osmotiche, per fortuna, lasciano passare molto. E’ la fisicità il discrimine, non il sentire. E questo modo di mettere in comune, non è forse una modalità del dare di sé profondo, come lo è stata la stampa, e prima lo scrivere, e le lettere, fino alla parola pronunciata e all’innegabile vantaggio del far convergere la decodifica dei sensi nel messaggio. Nessuno, se non noi ci stessi, ci salverà dalla falsa immagine di sé, dalla banalità delle scatole senza sentire, ma la libertà che ci fornisce questo mezzo, ovvero di essere in comunicazione con chi davvero vogliamo, è impagabile.
Il terremoto resta dentro, e la mia terra che non è particolarmente sismica nel tempo degli umani, porta tracce di sommovimenti neppure tanto antichi. Quanto basta perché le scosse si avvertano, la paura si ripeta, e il pensiero del nulla che si fa per prevenire, ritorni.
Per mesi si avverte ogni tremolio, poi si mette in un angolo, ma non si seppellisce, l’unica consolazione è che i terremoti hanno fatto molti meno danni degli uomini, ma è davvero poco.
Ripeto il ringraziamento Mistral, per questo tuo far riemergere, da solo non lo farei ed è una occasione per ripensarmi. Cosa che faccio molto in questo tempo.
Buona vigilia del dì di festa.
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