mappe

C’è una mappa che emerge quando ci fermiamo a pensare a chi conta per guidare la vita: le presenze che non fanno abitudine, che ci guidano senza bisogno di alzare la voce. Vale per chi abbiamo vicino e ancor più per chi ha segnato i nostri anni. Foa era dalla parte in cui ero. Non era comunista, e in quegli anni il non esserlo, indicava una diversità non positiva, ma Lui era differente. Non tutti i socialisti erano uguali: Foa, Lombardi, De Martino, Lelio Basso, Terracini, Pertini, Bobbio,  i G.L. e gli Azionisti, erano incarnazione di idee positive, con cui misurarsi senza paura. Erano loro avanti, mentre noi ci facevamo scudo con l’ideologia. E lo sapevamo. Di Foa c’è un libro scritto con il figlio, allora a sinistra, che parlava degli anni della costituente, dei primi governi repubblicani. Da queste case di periferia romana, costruite in cooperativa tra parlamentari d’opposizione, dove i figli dei nomi che riempivano i giornali e la storia della sinistra in Italia, giocavano tra pozze e erbe di confine, viene fuori la dimensione civile della politica. Idee ragionate, il discutere quotidiano nelle visite tra vicini, amicizie intense e intenzionali e l’immagine di una sera nella giornata ben vissuta. Sembra tutto così lontano, come se la passione civile, non abitasse più tra noi. Ma non è vero, non tutto è mercificato e la scena non è vuota, manca solo qualche intelligenza forte in grado di interpretarla. Per chi era giovane allora, gli uomini come Foa, Di Vittorio, Ingrao, Lama e molti, molti altri, hanno rappresentato ciò che poteva essere l’unione tra ragione e realtà: tutto era possibile, purchè ragionato, non stravagante o velleitario. La forza di convinzione che avevano le vite di queste persone, confermava la possibilità del cambiamento. L’ultima volta che ho visto Foa,  pochi anni fa a Roma, da Gigetto al portico di Ottavia, era curvo, e piegava la testa a scrutarti dietro le sue lenti così spesse. Sentivi lo sguardo che voleva capire, mescolarsi con la forza del ragionare.  Erano parole che si mettevano in fila, logiche e pacate, con l’estro che apriva finestre e mostrava il limite dei luoghi comuni. Per Lui come per altri, pochi, la disposizione all’ascolto è stata quella riservata al fratello maggiore. Non contavano gli anni perchè ai padri avevamo rinunciato, ma di fratelli c’era gran bisogno per capire la strada da fare. Nessuno poteva sollevarti dal compito di camminare, ma discutere  su dove andare era indispensabile.

Come ora. Proprio come ora.

p.s. Chissà perchè ancora una volta Ferrara non ha colto la bellezza del silenzio che rende più nobili. Quando una vita è bella e piena come quella di Foa, la morte non è triste, ma sono i necrologi e la voglia di distinguersi che fanno scrollare il capo sconsolati. C’è ancora bisogno di nuovo e di vecchia eleganza insieme, speriamo arrivi presto.

5 pensieri su “mappe

  1. MAGNIFICO QUESTO POST!
    Tributo alla vita che deve continuare a crescere e germinare anche quando la si lascia senza aratro perchè non ci si ricorda più dove lo si è lasciato e il nostro compito è finito e passarlo solo in mani operose e buone.Conobbi Foà e come l’hai descritto tu,puntualmente l’ho ritrovo anche nei miei ricordi.Lui non si abbandonò mai alle illusioni e neppure su uno schieramento internazionale di classe che facesse perno sulla “sintesi” tra il laburismo inglese e il bolscevismo russo,nè tantomeno su una marcia dell’Est che affidasse le sorti Italiane ai successi sovietici.Anzi.Lui,col suo tono pacato ma fermo,non smise mai di mettere in guardia da simili segni. Riconosceva l’unità delle grandi potenze democratiche come la base su cui si arriva alla vittoria e su cui costruire una nuova Europa e un mondo nuovo.E il suo personale cammino fu dentro questa coerenza e nel rispetto d una politica di unità democratica antifascista che corrispondesse a quella politica di unità delle grandi nazioni democratiche attraverso una GRANDE ALLEANZA.Si adoprò per esserci sempre.Forse non fu mai veramente capito. Ma la sua “lampada” l’accese.Grazie per questa memoria.Bianca 2007

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  2. è bello questo post. è dignitoso, con quell’idea di dignità della politica di cui si è persa notizia in questa nostra italietta meschina tutta lustrini e paillettes. In giro sui blog che frequento nessuno ne ha parlato : si parla d’ammmmore, di lacrime, di rischiamo un pò ma si dai ma no dai, ma tu sei l’unico che ci obbliga ad uscire dal nostro piccolo mondo con qualcosa che abbia veramente un senso.
    buon giorno roberto.
    tanto che sei una bella persona te l’ho già detto :)))))

    cristina

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  3. su questo argomento ho già detto altrove.
    concordo sul tono tuo e su tante cose che si percepiscono sotto, con eleganza, come a fare un tributo perfetto alla persona che era.
    ma ti copio e incollo ciò che ho scritto di Foa, di pancia, solo per dire ciò che volevo dire:
    “di Foa dico che gente come lui mancherà all’italia anche se ha dichiarato più volte di non essere mai stato comunista.
    ci pensi che era sindacalista e della Fiom per giunta, dirigente del pdup e del manifesto e non era comunista?
    bah, ci mancherà comunque, anche se io comunista lo sono stata e lo rimango. senza vergognarmene.”
    detto questo spero che tu capirai il senso del commento.
    un abbraccio.

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  4. Avere persone con cui condividere un corrugar di fronte o un sorriso è cosa bella, ringrazio per la sensibilità che mi fa sentire meno fuori dal mondo. Scriverò della fisiologia del cane sciolto e di quante soddisfazioni possa dare questa condizione. Foa ha dato molto di più di quanto abbia mai ricevuto, è bello saperlo e sapere che non gli ha impedito di vivere ed essere felice.

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  5. vorrei essere comunista, ma anch’io come E. Flaiano non me lo posso permettere.
    mi accontento di essere di sinistra.
    buona giornata

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