amica cara
hai voluto dirmi, ed ascoltavo, mentre il flusso di pensieri spumeggiava. Mi parlavi degli amori senza amore, dei tuoi fumetti ancor privi di parole.
Ascoltavo e ti chiedevo. Poco, quanto basta, perchè sono bravo ad ascoltare, sai?
Mi parlavi di te e della tua controfigura, del film con pochi spettatori: tu, lui, e chi l’aveva preceduto, mentre la scia d’un amore, quello sì riconosciuto, qua e là spuntava . Era lui il suggeritore del vivere oltre l’abbandono? Non è l’ora di tristezze, bisogna accontentarsi, vivere il momento, sono felice almeno per un pò. Ed io pensavo ai tuoi anni, pochi in fondo, tutti ancora a disposizione. Ubriacarsi nel pomeriggi è faccenda da giovani, come dormire avanti sera. Alla mia età si è parchi, per difendere le ore dalla noia. Questo pensavo, mentre il tuo racconto si snodava. Ed ascoltavo, il viso si trasformava con rossori ed ascoltavo.
Che dirti che non sia banale: non buttarti via, cerca di capire cosa vuoi davvero, ma sei felice e quanto dura? Le domande restavano sciolte nel silenzio, da bere poi da solo, chè a te non serviva nulla se non uno specchio per le tue imprese tutte nuove. Ascoltavo, guardavo le tue mani che agitandosi tracciavano segreti, ma scacciavo i pensieri inopportuni, in fondo tutti possiamo immaginare, ma c’interessa poi davvero? Ascoltavo, aspettando che finisse; cosa c’era di te che ancora conoscevo? Molto e nulla e il pensiero spiaccicato sulla vetrina guardava auto e fari nella sera.
Ascoltavo. Sono bravo ad ascoltare sai? E anche a non pensare.
Mi consola sapere che non mi leggi mai e quando te l’ho detto la tua mano ha scacciato il pensiero, sorridendo. Questo soliloquio prolungato, chiamato blog, riguarda solo me. E senza sforzo, ho risposto al tuo sorriso.