segnali di cambiamento

Ad un certo punto capisci che non potrai bere tutto il vino che meriterebbe d’essere bevuto, e neppure tutti i libri che ti interessano potranno essere letti, la musica la ascolterai per eccezioni e per spunti maniacali, di qualche film conoscerai i dialoghi a memoria e perderai il troppo nuovo per piluccare di tanto in tanto quello che t’ispira.

Anche il cibo non ti eccita più come un tempo, il sesso non e’ rincorsa di piaceri ma tenerezza e profondità. Ti commuovi più che da giovane, quasi sapessi come andrà a finire, ma non vuoi chiamarti vecchio per questo; tieni aperto qualche ideale, conservi delle rabbie con piglio gentile e ci sono ancora cose che non faresti o subiresti mai.

Sei più curioso d’un tempo e ricco di tracce, duelli con il tempo, ti metti alla prova, canti da solo in auto, lasci che il cuore trabocchi in quello che senti e vedi, rifiuti il cinismo.

Cammini, cammini molto e se non corri e’ perché ti farebbe male alla schiena. Ti ricordi di quando ti sei rotto due vertebre e poi hai pensato che ti era stata regalata una vita. Chissà perché ti viene in mente un verde assoluto a Friburgo, che entrava dentro con gioia; a te che il verde non piaceva.

Pensi che quei discorsi in riva al mare d’estate, o davanti a un bicchiere di vino d’ inverno, di alcuni ne segui ancora il filo, e sai che continueranno chissà come e dove.

Ti ricordi di un sottopasso di Kiev, di una signora che offriva tre biscotti allineati su una scatola di cartone e i fiori di casa, e dei ragazzini che giocavano a  calcio a Palermo, con pallone mezzo sgonfio, ti ricordi, ma era Buenos Aires non in Sicilia e sai anche i ricordi non ti basteranno mai per questo continui ad andare.

E’ il tempo mio caro, quello che e’ sempre un lenzuolo che volteggia al sole e sbatte al vento, che si raccoglie e stende, libero. Tu tienilo con polso largo come un aquilone, tienilo e fallo volare.