il ritardatario

 

 

Sono un ritardatario. Lo sanno tutti e ormai tutti arrivano in ritardo ai miei appuntamenti. Eppure non ho mai perso un treno o un aereo. Non conta, sono un ritardatario che infligge ingiuste attese agli uomini e alle cose. Anche gli eventi della vita li capisco in ritardo e questo mi ha permesso di sopravvivere quando i puntuali venivano travolti. La solitudine ingiusta del puntuale corrisponde al mio immenso senso di colpa. Il puntuale in ritardo mi fa sentire un verme per il mio ulteriore ritardo. E’ il sorriso del puntuale che mi sconvolge: un misto di rassegnazione e soddisfazione maligna. Un lo sapevo senza scampo. Il puntuale mi maltratta, con il mio senso di colpa dovrei aver già dato, nella mia inferiorità temporale sono già ai suoi piedi ed invece il puntuale dileggia, toglie la possibilità di riscatto, mi rende reo senza redenzione. Con il puntuale non ce la farò mai, anche perchè io arrivo in ritardo, il che rende impossibile la competizione.

Mi sono chiesto se non sia utile separare l’umanità: i puntuali da una parte, che si incontrano per il loro congresso in Svizzera una volta all’anno e nel frattempo fanno funzionare i treni, gli aerei, gli orologi e si vedono tra loro con precisione scandita dall’orologio atomico di Heidelberg.

Dall’altra parte, i ritardatari, che si affidano al caso per incontrarsi tra loro, che allegramente non fanno il congresso, perchè tanto non ci sarebbe nessuno, visto che tutti sarebbero in ritardo. A volte i ritardatari potrebbero incontrare un puntuale in vacanza e sarebbe una festa perchè non era previsto. La festa della puntualità condivisa, con l’ingiustizia del tempo confinata in altri ambiti. 

 Ai ritardatari affideremmo i treni in ritardo, gli aerei in ritardo, le lettere che non vorremmo spedire. Insomma tutte le possibilità che non avverrebbero perchè sconfitte dal tempo: una seconda opzione per la vita, gli amori, il lavoro. A loro affideremmo la fretta per scomporla e riconsegnarla ai puntuali. La consegnerebbero in ritardo, ma vuoi mettere avere una fretta privata del tempo.